I sintomi dell’embolia polmonare

L’embolia polmonare può esordire, “mimando” i sintomi di altre patologie, con dolore toracico, tachicardia, affaticamento respiratorio. Più raramente possono esserci tosse, espettorato striato di sangue e\o svenimento (sincope).

I sintomi possono essere presenti singolarmente o associati tra loro in diversa misura.

Nonostante la mancanza di respiro (dispnea) compaia generalmente all’improvviso e a riposo, un recente studio ha documentato che, soprattutto in soggetti giovani (o comunque in buone condizioni cardiache e respiratorie), il primo sintomo può essere, in un numero non trascurabile di casi, un affaticamento respiratorio che compare solo esercitando una attività fisica precedentemente ben tollerata.

Il dolore al torace può avere caratteristiche differenti, arrivando a “mimare l’infarto” o la “pleurite” (dolore che aumenta con gli atti del respiro). Tuttavia, in alcuni casi, può essere difficile da riconoscere come ha raccontato Marco Mordente, ex capitano della nazionale di basket italiana.

La diagnosi dell’embolia polmonare

Purtroppo, nessun sintomo è “esclusivo” dell’embolia polmonare e la diagnosi differenziale con altre patologie (comunque potenzialmente gravi) va fatta in pronto soccorso dove il medico, dopo aver stimato la probabilità che si tratti effettivamente di embolia polmonare (per il calcolo della quale esistono degli appositi scores come il Wells ed il Ginevra), valuterà la necessità di effettuare un prelievo venoso per il dosaggio del D-dimero e\o un’angio tomografia computerizzata (TC) polmonare. Per la diagnosi è possibile ricorrere anche alla scintigrafia polmonare, anche se è una metodica più raramente disponibile ed effettuabile in urgenza.

La terapia

La terapia dell’embolia polmonare acuta si basa su farmaci anticoagulanti che possono essere somministrati per via sottocutanea (eparina a basso peso molecolare o fondaparinux), endovenosa (eparina sodica) o orale (warfarin, acenocumarolo, edoxaban, dabigatran, rivaroxaban o apixaban).

Mentre apixaban e rivaroxaban possono essere iniziati direttamente (in pazienti a basso rischio), dabigatran e edoxaban devono essere preceduti da almeno cinque giorni di eparina (sottocute o endovena a dose anticoagulante) o fondaparinux. Gli anti-vitamina K (warfarin o acenocumarolo) vanno somministrati per i primi giorni insieme alle eparine o al fondaparinux.

I pazienti più gravi, in imminente pericolo di vita, vengono trattati con farmaci trombolitici per via endovenosa sistemica o, in alcuni centri, con tecniche di disostruzione meccanica eventualmente associate a trombolisi locoregionale.

Fattori di rischio: Storia di tromboembolia venosa • Familiarità per tromboembolia venosa • Recente chirurgia • Prolungata immobilizzazione • Traumi e/o fratture Ospedalizzazione (fino a 90 giorni dopo la dimissione) • Cancro e\o chemioterapia • Trombofilia (alterazione ereditaria o acquisita della capacità del sangue di coagulare) • Paralisi  • Gravidanza fino a 6 settimane dopo il parto • Obesità • Insufficienza cardiaca congestizia • Uso di contraccettivi orali • Malattie infiammatorie intestinali • Vene varicos