“Una sera mi alzo dal divano, sento questa fitta in basso a sinistra nel petto, e penso, caspita che botta, probabilmente ho preso freddo, sarà un problema muscolare intercostale, vado a letto e vedrai che mi passerà”. In realtà il dolore non passa ma Marco, abituato al tipo di dolore o “fastidio” che consegue ad uno sforzo fisico come un allenamento agonistico, non ci fa troppo caso e per un paio di giorni lo tratta con un antidolorifico, “giusto per far vedere in famiglia che stavo facendo qualcosa per la mia salute”. Il terzo giorno il dolore è aumentato e l’antidolorifico è finito. Quando Marco si reca in farmacia gli viene consigliato di andare dalla guardia medica, che lo invia in pronto soccorso. Lì, davanti ad un dolore toracico, si attivano subito i protocolli d’urgenza per escludere un evento grave come l’infarto e l’embolia polmonare. E, in effetti, si tratta proprio di embolia polmonare.

Una diagnosi che colpisce come un fulmine a ciel sereno una persona sportiva, in ottima forma fisica e molto attenta all’alimentazione. “Diciamo che se fino a quel momento mi sentivo un supereroe…dopo non più, mi sono reso conto che queste cose possono accadere anche a me” – ha spiegato il campione sportivo. Fortunatamente, presso l’ospedale di Treviso dove è stato curato “hanno lavorato in team e si sono confrontati, hanno fatto un lavoro di squadra che mi ha fatto sentire gestito al meglio” – ha raccontato Marco il quale, in effetti, appena un mese dopo la dimissione inizia a riprendere gradualmente la sua abituale attività fisica (che da alcuni anni è il pilates).

“Certo, i primi tempi sono stati difficili, soprattutto nel primo mese quando mi è stato consigliato il riposo assoluto ed anche fare una passeggiata all’aperto con il freddo (era febbraio) mi causava dolore, ma poi sono tornato alla mia vita di sempre; chiaramente, essendo in trattamento anticoagulante, bisogna sempre stare molto attenti a tutte quelle attività che possono generare traumatismi, ad esempio ”- ha spiegato Marco – “solo quattro mesi dopo l’episodio di embolia polmonare, quando ero ancora in terapia anticoagulante a dosaggio pieno sono andato a sciare…senza casco. Non ci ho pensato. È stato il medico sportivo che mi ha successivamente esposto i rischi e da allora sto molto attento, sia in bici che sugli sci e, soprattutto, mai senza casco”.

Comunque, a parte queste attenzioni, la vita di Marco (che è ancora in terapia anticoagulante) ora è tornata quella di prima anzi, “a volte questi eventi hanno anche conseguenze positive inaspettate ”- ha spiegato l’ex capitano della nazionale di basket – “in particolare questo episodio sarà sempre collegato ad un riavvicinamento ad una parte della mia famiglia con la quale vi erano stati contrasti…ma davanti ad una cosa seria come la malattia tutto si ridimensiona; è importante riuscire a “interpretare” la realtà e gli eventi che ci accadono in senso positivo, farne tesoro per migliorare la percezione di noi stessi ed i rapporti con gli altri ”- ha concluso Marco. E noi lo ringraziamo.

 

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