Ictus ischemico: perché le donne sono più a rischio?

Perché l’ictus ischemico colpisce più severamente le donne? E se c’entrasse il sovraccarico di lavoro domestico ancora non equamente distribuito tra i componenti della famiglia? Un attento lavoro di revisione degli studi pubblicati negli ultimi anni sembra suggerire che non siamo lontani dalla realtà e fornisce indicazioni per correre ai ripari.

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Novità nella terapia dell’ictus ischemico

In un contesto clinico dominato dall’incertezza sulle misure più adeguate da adottare in caso di ictus ischemico con presentazione clinica severa in soggetti con occlusione trombotica della carotide interna o del tratto più prossimale della cerebrale media, si è assistito negli ultimi mesi ad una incalzante successione di contributi scientifici di alto livello, che hanno contribuito a fare chiarezza sul valore di provvedimenti capaci di migliorare lo scenario clinico e le attese prognostiche: mi riferisco alla trombolisi endovenosa ed alla trombectomia. I contributi ai quali faccio riferimento sono essenzialmente sei e sono stati tutti pubblicati in riviste di alto prestigio in un breve intervallo temporale.

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Medicina di genere: le differenze che fanno la differenza

“L’appartenenza di genere è uno degli elementi chiave della medicina personalizzata”. Questo concetto, espresso da Rita Levi Montalcini già nel 1985, con il genio di chi precorre i tempi, ma sancito dall’OMS solo nel 2009, ha costituito il “fil rouge” del Convegno “Le differenze che fanno la differenza. Una strategia di comunicazione generativa per promuovere la salute di genere sul territorio” che si è tenuto all’Ospedale Careggi di Firenze in occasione dell’8 marzo.

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