La TVP può manifestarsi in modi molto diversi nei vari soggetti e la comparsa di segni e i sintomi che possono essere legati alla sua presenza sono comuni a molte altre condizioni. Pertanto, la comparsa di qualche segno e/o sintomo non consente di fare una diagnosi. È però importante che si generi il sospetto della possibile presenza di una TVP, in modo da giungere tempestivamente ad una conclusione diagnostica.
I disturbi più frequenti, che possono presentarsi improvvisamente o progressivamente, sono rappresentati da: gonfiore al polpaccio, o anche a tutto l’arto, che non scompare dopo il riposo notturno, cute calda con colore rosso o anche violacea e in casi molto rari pallida, vene superficiali più turgide; il sintomo soggettivo più frequente è il dolore alla gamba (spontaneo o solo provocato dalla palpazione del polpaccio/coscia) che può comparire camminando oppure essere presente anche a riposo. Anche se più raramente, i sintomi possono interessare il braccio.
Questi disturbi possono essere estremamente variabili, sia per la loro presenza (può esservene anche solo uno) che per la loro entità, essendo talvolta sfumati oppure molto rilevanti. Inoltre, in soggetti adulti, che svolgono una vita normale, è molto raro che i disturbi coinvolgano entrambe le gambe, ma quasi sempre sono mono-laterali; questo è già un elemento importante per orientare verso una diagnosi corretta.
I segni e sintomi suddetti non sono specifici per la TVP, ma possono essere comuni a molte altre patologie, quali ad esempio traumi, stiramento muscolare, distorsione della caviglia, rottura di una ciste, edema da stasi venosa, sciatalgie, ecc. Pertanto, è indispensabile giungere tempestivamente ad una diagnosi di presenza o esclusione della TVP, in quanto la precocità della diagnosi consente di iniziare l’idonea terapia anticoagulante orale (quasi sempre a domicilio) e in questo modo riduce fortemente la gravità della TVP e delle sue possibili complicanze (embolia polmonare).
La diagnosi di trombosi venosa profonda
La diagnosi si basa, oltre che sulla valutazione medica, sull’esecuzione di un esame non invasivo ed innocuo (l’ecodoppler venoso) in urgenza, possibilmente entro 24 h, in attesa del quale può essere indicato l’inizio della terapia specifica. Talvolta, il medico può ritenere necessario effettuare un prelievo di sangue per eseguire un test (il dosaggio del D-dimero), utile in quanto un risultato normale indica che è poco probabile che vi sia una TVP.
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Il sintomo clinico del dolore e dell’aumento di volume dell’arto e la sua importanza e’ sempre proporzionale alla estensione della trombosi? Ad esempio se interessa la v femorale superficiale prossimale e l’origine della grande safena crea un blocco di efflusso superficiale e profondo . E se invece e’ interessata anche la vena femorale profonda potrebbe profilarsi quasi un blocco totale ,tale da configurare una flegmasia cerulea dolens. Se tutto cio’ e’ vero almeno nei paz. Che lamentano grande dolore specie nella stazione eretta e’ consigliabile un es. ecocolor doppler piu’ meticoloso andando a guardare il coinvolgimento di tutti i vasi. E nel rischio di trovarsi difronte ad una flegmasia quale trattamento instaurare, quando prendere e se in considerazione fibrinolitici? Quanto e’ importante in questi casi la attivita’ della conversione del plasminogeno in plasmina? Come faccio ad immaginarlo o ho a disposizione dei test?