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Stefano Zummo è un quarantenne in terapia anticoagulante dopo un intervento di sostituzione della valvola aortica. Pur abitando a Livorno, per la gestione della terapia fa riferimento al Centro di Careggi, dove ha sperimentato l’utilizzo del coagulometro portatile. Nella sua zona, invece, deve effettuare periodicamente un prelievo venoso.

Nel 2010 mi hanno sostituito la valvola aortica e nel 2019 ho subito una seconda operazione per un’infezione batterica. Dopo questo intervento, per essere sicuro di gestire bene la mia terapia anticoagulante, mi sono rivolto al Centro Trombosi dell’Azienda Careggi di Firenze”.

Stefano Zummo, 41 anni, abita a Livorno ma è stato costretto a rivolgersi a Firenze perché nella sua zona nessuno gli aveva assicurato un monitoraggio adeguato. Il suo quadro clinico è complesso e, laddove non ci siano Centri adeguati la gestione della terapia anticoagulante, questa diventa un percorso a ostacoli, con poche informazioni, spesso frammentarie che lasciano il paziente in uno stato di confusione. “Ho voluto escludere che il problema sulla valvola fosse legato a un cattivo controllo del’INR – racconta Zummo – Da quando sono seguito da Careggi mi sento più tranquillo. Purtroppo, per l’esame mi devo recare al mio distretto per effettuare il prelievo da vena e questo mi fa perdere molto tempo per il lavoro”. Zummo ha infatti potuto avvalersi del coagulometro portatile solo a Firenze. A Livorno, invece, deve procedere con il classico prelievo di sangue: “Mi hanno detto che a Livorno manca il medico in grado di validare il risultato”, spiega.

In questo momento i costi per il dispositivo e le strisce reagenti sono a totale carico dei pazienti. Non tutti i Centri, inoltre, accettano i risultati prodotti in autonomia a casa. Alcuni, però, come Careggi, sono dotati di coagulometri portatili che semplificano e velocizzano l’esame dell’INR, migliorando la qualità di vita soprattutto nei bambini molto piccoli e negli anziani, che si vedono ridotti gli accessi vascolari.
Certo, sarebbe una bella comodità avere una macchinetta a casa e misurarsi l’INR direttamente dal divano”, commenta Zummo. L’impatto della gestione della terapia anticoagulante con AVK è maggiore negli anziani, che hanno maggiori difficoltà di mobilità. “Ma penso anche ai giovani, costretti a perdere tempo e denaro per qualcosa che potrebbero fare a casa loro, in modo semplice e veloce – riflette Zummo – Se ci fosse la possibilità di ottenere il dispositivo, ci penserei”, conclude.

Un’indagine condotta dall’Associazione dei pazienti anticoagulati (AIPA) di Firenze ha sottolineato come nel nostro Paese questi dispositivi siano utilizzati pochissimo, principalmente a causa dei costi elevati non essendo dispositivi rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. Da alcuni anni AIPA si sta battendo per ottenere la completa rimborsabilità di questi dispositivi, almeno per categorie selezionate di pazienti che ne hanno maggiore necessità. La strada è in salita, ma la consapevolezza tra i pazienti è sempre più diffusa.