Nata oltre trent’anni fa con lo scopo di rendere  uniformi sul territorio nazionale i più elevati standard diagnostici e terapeutici nel campo delle patologie trombotiche e dei relativi trattamenti, FCSA conta circa 250 centri distribuiti su tutta la penisola che “incarnano sia l’anima del laboratorio sia l’anima clinica ”-ha spiegato Marietta, aspetto non banale perché “in pochi altri ambiti della medicina come l’emostasi e trombosi il legame tra aspetti di laboratorio ed aspetti clinici è così stretto ed interdipendente”.

Nell’attuale contesto di depauperamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), sono molte le sfide per la Federazione, che nasce con una “indissolubile connotazione di servizio all’interno del SSN e dei servizi sanitari regionali” –ha spiegato Marietta. Infatti, “la terapia anticoagulante per definizione è una terapia che viene erogata e gestita per la massima parte all’interno delle strutture pubbliche (o private accreditate ma sempre in un regime di stretta collaborazione con il SSN). Questo è un punto di forza, così come il fatto che i Centri che gestiscono queste terapie sono una cerniera tra la medicina del territorio, a cui è sempre più demandata la gestione delle patologie croniche, ed i centri specialistici di riferimento.” Tuttavia, l’essere “l’anello di congiunzione” tra queste due realtà, che devono essere complementari ed interagire tra loro, comporta inevitabili difficoltà quotidiane, nello sforzo di adottare percorsi virtuosi nei quali inserire i pazienti.

Percorsi virtuosi che non possono prescindere dalla competenza e dalla appropriatezza che devono sottendere ogni atto medico.” Infatti, come emerso durante il recente Congresso FCSA , “al di là del problema dei finanziamenti, quello che è nelle nostre mani (per migliorare la qualità del SSN ndr) è garantire e promuovere l’appropriatezza che è una parola che troppo spesso non campare nei piani di azione delle Istituzioni; noi dobbiamo essere garanti della nostra competenza e dell’appropriatezza di quello che facciamo ”-ha sottolineato Marietta.

Strumenti pratici per la gestione delle terapie anticoagulanti

Allo scopo di fornire degli strumenti “pratici” per aiutare i clinici a gestire le terapie anticoagulanti, FCSA si è particolarmente impegnata, negli ultimi anni ad elaborare dei documenti di consenso, come quello sulla gestione degli AVK e della terapia anticoagulante in gravidanza. Infatti, ha spiegato Marietta, “se l’applicazione nella pratica deve essere solo la linea guida, rischia di lasciare scoperti talmente tanti ambiti della medicina pratica e di essere così lenta nella produzione del documento che non risponde a molte esigenze cliniche concrete. Quindi entrambi gli aspetti devono coesistere”.

Soprattutto nella condizione attuale, in cui si trovano a lavorare molti giovani medici che, a causa dell’emergenza COVID-19 sono stati “buttati in trincea” con delle competenze di base spesso non sufficienti ad affrontare malati complessi come quelli che necessitano di terapie anticoagulanti. “In questo contesto vanno ripresi alcuni temi e ritrasferirli è un argomento fondamentale” -ha commentato Marietta.

La ricerca orientata alla attività assistenziale

A supporto di questa competenza viene la ricerca clinica, da sempre un’anima fondamentale di FCSA ”perché  è una ricerca clinica che è sempre stata orientata a rispondere a risolvere dei quesiti cogenti, reali, tangibili; quindi i risultati dell’attività di ricerca scientifica hanno realmente una ricaduta immediata sull’attività assistenziale ”-ha spiegato Marietta- Infatti ,”da questa attività di ricerca sono usciti lavori di riferimento per la gestione di questi pazienti che di fatto sono pazienti molto complessi per definizione perché hanno una terapia complessa.”

Obiettivi futuri di FCSA

Pertanto, ha detto Marietta, “ è fondamentale continuare su questa linea: proseguire con la produzione di documenti scientifici, rinforzare la competenza dei soci\e di FCSA, dei centri aderenti, in ambiti collaterali alla gestione delle terapie anticoagulanti, come la gestione delle emergenze emorragiche (il maggior numero dei pazienti che accedono al pronto soccorso con complicanze emorragiche sono pazienti che hanno, inevitabilmente complicanze legate  alla terapia anticoagulante, per quanto ben condotta),  ed il counselling per il paziente su alcune patologie di base che inevitabilmente in i nostri pazienti hanno (come dislipidemia, ipertensione e salute cardiovascolare).Chiaramente senza sostituirsi ed anzi collaborando con i Medici di Medicina Generale ed altri specialisti.”

Infatti, poiché “nessun uomo è un’isola”, e questo vale anche per le società scientifiche, “ritengo che sia fondamentale incrementare la collaborazione e l’integrazione funzionale sia con  la Società Italiana per lo studio dell’Emostasi e della Trombosi (SISET), sia con le società di medicina di laboratorio sia, anche e soprattutto,  con le società dei Medici di Medicina Generale, oltre che con quelle già  storicamente coinvolte, perché e chiaro che in un periodo molto difficile come quello che si prospetta per il SSN, solo ottimizzando le risorse si potrà cercare di dare le risposte migliori alle esigenze dei pazienti che, d’altra parte, sono giustamente in crescita”-ha concluso Marietta.

Le criticità nella prescrivibilità e distribuzione delle EBPM

Nell’ambito della necessaria collaborazione con il territorio si colloca inoltre un problema molto concreto che riguarda gli anticoagulanti, emerso anche dalla recente indagine condotta da anticoagulazione.it: quello della prescrivibilità e rimborsabilità da parte del SSN delle eparine a basso peso molecolare\fondaparinux, farmaci utilizzati per la cura e la prevenzione del tromboembolismo venoso nelle situazioni ad alto rischio.

Questo tipo di farmaci, “attenzionati” perché rientrano tra i primi dieci come spesa farmaceutica, sono stati oggetto, negli anni, di una regolamentazione molto rigida che differisce a livello regionale.

Nella autonomia che spetta alle Regioni in materia di sanità, le Regioni hanno deciso di adottare comportamenti diversi rispetto alla fornitura e alla disponibilità delle EBPM-ha spiegato Marietta- Alcune regioni, come l’Emilia-Romagna, hanno deciso di adottare la “Distribuzione per conto” (DPC), cioè il medicinale viene distribuito nelle farmacie del territorio per conto delle farmacie ospedaliere o dell’ASL ”-ha commentato Marietta.

“Con questo metodo devo dire che, in Emilia-Romagna, che è la regione in cui lavoro, non ho mai assistito a criticità riguardo all’approvvigionamento del medicinale da parte dei pazienti, anche nel caso di pazienti ambulatoriali, in gravidanza, neoplastici od in caso di bridging.”-ha detto Marietta- ” ma è anche vero che  l’ Emilia-Romagna è probabilmente una delle prime regioni che hanno spostato tutto nella “distribuzione per conto” (DPC) che ha caratteristiche peculiari sia di costi per l’approvvigionamento del farmaco sia di tracciabilità per la prescrizione”.

In altre regioni per prescrivere la stessa molecola di eparina, può esservi una via di distribuzione diversa a seconda dell’indicazione e quindi tre modalità diverse di prescrizione ed erogazione del farmaco; il che causa delle palesi difficoltà sia per il medico che per il paziente.

“Penso che quanto avviene in Emilia Romagna dovrebbe essere esteso a tutte le regioni” -ha concluso Marietta, sottolineando che per far fronte all’ingente spesa pubblica per i farmaci anticoagulanti, la strada da percorrere è, ancora una volta quella dell’appropriatezza che nasce dalla competenza.