GP abita a Bari ed è in terapia anticoagulante orale con uno dei nuovi NAO da tre anni. Qualche settimana fa, prima della scadenza del piano terapeutico annuale, si reca dal cardiologo della sua ASL con tutti gli esami necessari, ma viene respinto.

La motivazione? “Deve andare dal medico che le ha prescritto il farmaco la prima volta”, racconta a anticoagulazione.it.
Il primo prescrittore di GP si è trasferito a 50 km di distanza, il secondo abita addirittura a Milano. “Sono rimasto interdetto, non sapevo come fare. Ma il cardiologo è stato inamovibile: niente rinnovo perché non di sua competenza. Dopodiché sono stato invitato a uscire”.

Il paziente, colpito dal secco rifiuto, si interroga se il farmaco non sia per caso inutile e torna con la memoria a molti anni prima, quando insorsero i primi episodi di fibrillazione atriale parossistica. Dopo due interventi di ablazione che avevano portato a un’attenuazione della fibrillazione, il cardiologo gli prescrisse una terapia anticoagulante orale cronica con AVK (Coumadin o Sintrom) per evitare l’insorgere di trombosi potenzialmente fatali, gli spiegò.
Tre anni fa, il cardiologo gli sostituì la terapia AVK con uno dei nuovi farmaci (gli anticoagulanti orali diretti o NAO), che permettono una gestione semplificata perché non richiedono prelievi di sangue e controlli di laboratorio routinari come il vecchio farmaco. Tutto bene per due anni. Ma ecco che al momento del terzo rinnovo annuo del piano terapeutico il cardiologo della ASL respinge il paziente senza dare alcuna motivazione, né terapia alternativa, né suggerimento al paziente su come orientarsi. “Semplicemente si rifiuta di procedere al rinnovo e non mi indica nessuna alternativa. Non ha nemmeno guardato le analisi che avevo portato. Per non parlare della visita: sono più accurato io quando ascolto il cuore di mia moglie con lo stetoscopio”.

Una volta uscito dall’ambulatorio, GP decide di scrivere una PEC all’Ufficio dei Rapporti con il Pubblico (URP) della ASL per chiedere il motivo di questo comportamento e a chi deve rivolgersi per competenza. Abbandonato a se stesso, è assalito dai dubbi: deve continuare la terapia o interromperla? “Mi sono chiesto se l’anticoagulante non fosse per caso un farmaco inutile e non un salvavita come diceva il mio cardiologo”.

Il paziente ha ancora una confezione di compresse e si mette alla ricerca di una soluzione su internet. Tanti pareri, tanti studi difficili da interpretare. Scopre per caso il sito anticoagulazione.it e decide di scrivere alla redazione: “Come devo fare per rinnovare il mio piano terapeutico per la terapia anticoagulante orale?”. Riceve una risposta e in poco tempo l’indirizzo e il numero di telefono del centro trombosi del policlinico della sua città dove specialisti ematologi esperti in terapie anticoagulanti possono assicurare la continuità della terapia a GP.
La risposta alla PEC inviata alla ASL della sua zona arriva la settimana seguente. L’URP propone di chiudere l’incidente fissando una nuova visita con un altro cardiologo. Non manca di sottolineare che “Il medico ha la facoltà di prescrivere o non prescrivere un farmaco”.
Per quest’anno il piano terapeutico è salvo. Ma c’è voluto un reclamo ufficiale all’URP e diversi giorni di stress e incertezza prima di ottenere ascolto.
Ci chiediamo se si sia trattato di un incidente isolato o di un problema più ampio di organizzazione sanitaria nella Regione Puglia.

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