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Mi permetto di portare all’attenzione generale il problema relativo all’impiego dei Medici Ospedalieri nell’attività di compilazione dei pianti terapeutici (PT) necessari per la prescrizione iniziale (e il suo eventuale rinnovo) in regime di Servizio Sanitario Nazionale (SSN), quindi esenti dal pagamento, dei farmaci anticoagulanti orali ad azione diretta (DOAC).

Tali farmaci, disponibili in Italia dal 2013, sono indicati in prima scelta nel trattamento del tromboembolismo venoso (TEV) e nella prevenzione dello stroke nella fibrillazione atriale non valvolare (FANV). Tali condizioni cliniche, in particolare la FANV, sono molto frequenti nella popolazione generale, interessando il TEV circa 1 soggetto ogni 1000 all’anno e la FANV circa 8-10% dei cittadini con età superiore ai 60 anni.

Le linee guida internazionali indicano i DOAC come farmaci di prima scelta rispetto ai farmaci anticoagulanti orali ad azione anti-vitamina K (AVK, es. Coumadin®, Sintrom®). La situazione gravissima che si è progressivamente venuta a creare è proprio in relazione alla grande numerosità dei pazienti, annualmente sempre in crescita, e che, alla fine del 2017 secondo le stime OSMED, risultano essere circa 758.000.

Ciò comporta un impegno di tipo burocratico da parte del medicoscapito del tempo da dedicare alla cura del paziente. In particolare, il tempo sottratto al rapporto tra clinico-paziente, essenziale per la corretta gestione della terapia e la sua aderenza, è rappresentato da:

  1. la compilazione del 1° piano terapeutico, durante la vista medica, che causa un tempo medio aggiuntivo pari a circa 15 minuti.
  2. il rinnovo annuale del PT in caso di terapia prolungata (e quindi nella maggior parte dei casi trattati), durante una delle visite di follow up, con impiego aggiuntivo di circa 12 minuti a paziente (tempi calcolati in condizioni ottimali di funzionamento del sistema informatico).

Per rendere meglio comprensibile questi dati ho riassunto in tabella il tempo-medico impiegato annualmente, solo per la compilazione del piano terapeutico, dal Centro che dirigo e che nel 2017 ha seguito 1500 pazienti in DOAC e ho riportato l’estrapolazione del dato rispetto alla realtà italiana.

Attività (I° prescrizione o rinnovo del PT) N° pz/anno Tempo (min) per prestazione  Tempo-medico (giorni lavorativi pari a 7ore e 36 minuti) 
1° prescrizione (Centro Emostasi e Trombosi 2017, Cremona) 420 15 15
Rinnovo PT (Centro Emostasi e Trombosi 2017, Cremona) 1080 12 30
Totale 45 giorni all’anno impiegati a tempo pieno dai medici del Centro per la compilazione dei PT
1° prescrizione (estrapolazione relativa alla realtà Italiana 2017) 252.000 15 8.559
Rinnovo PT (estrapolazione relativa alla realtà Italiana 2017) 504.000 12 23.696
32.255 giorni all’anno impiegati a tempo pieno dai medici ospedalieri italiani per la compilazione dei PT

Ritengo questi dati estremamente utili per comprendere a pieno il problema: in sintesi presso il Centro Emostasi e Trombosi di Cremona un medico a tempo pieno viene impiegato per 45 giorni all’anno solo nella compilazione dei piani terapeutici dei pazienti trattati con DOAC. Estrapolando all’Italia in generale, 32.255 giorni-medico dovrebbero essere utilizzati a questo scopo.

Penso fermamente che tale situazione, in un contesto di grave carenza medica, rappresenti solo un ulteriore aggravio delle incombenze burocratico-amministrative dei medici in assenza di un valore clinico-terapeutico per il paziente. I medici vengono utilizzati alla stregua di impiegati allo scopo di rendicontare le prescrizioni di farmaci utilizzati in un’elevata prevalenza di malati, senza alcun vantaggio clinico.

Mi rivolgo ad Anticoagulazione.it perché ritengo indispensabile abolire o modificare questa procedura che non risulta clinicamente vantaggiosa, né utilizzabile per un’eventuale farmacovigilanza attiva e che pesa esclusivamente sui medici ospedalieri, già gravemente in difficoltà in considerazione della ormai nota mancanza di medici e di sostituzione per chi va in pensione.

É importante sottolineare l’assoluta necessità delle competenze specialistiche per la corretta prescrizione dei farmaci anticoagulanti e ancora di più l’indicazione alla scelta del farmaco più adeguata per il singolo paziente. Inoltre, la risposta alla necessità sanitarie dei pazienti anticoagulati deve avvenire non solo attraverso la prescrizione farmacologica ma anche, e direi soprattutto, attraverso un follow-up strutturato. Questi aspetti fondamentali del ruolo medico non possono essere però confuso con il lavoro di rendicontazione della prescrizione farmacologica.

Se i piani terapeutici hanno un significato in caso di trattamenti di Malattie Rare (quali ad esempio l’emofilia), in quanto si riferiscono alla prescrizione di farmaci ad altissimo costo ma per un numero limitato di pazienti, nella specifica condizione clinica della FANV e della TEV la prescrizione dei DOAC – certamente a costo più elevato degli AVK – riguarda però un numero molto elevato di pazienti che coinvolge approssimativamente l’1% della popolazione generale italiana.

Questa situazione è diventata ad oggi davvero ingestibile e la procedura dei piani terapeutici per i DOAC deve essere rapidamente rivista.