Non solo protegge dall’ictus, ma diminuisce anche il rischio di ridotta capacità cognitiva, a patto che il trattamento sia condotto in modo appropriato.
La fibrillazione atriale (FA) costituisce un fattore di rischio accertato di demenza e ridotta capacità cognitiva. Due recenti studi clinici hanno riesaminato in una meta-analisi tutti i dati finora disponibili, concludendo che la terapia anticoagulante orale, sia con antivitamina K che con gli anticoagulanti orali diretti, riduce in modo rilevante il rischio di comparsa di demenza e di danno della capacità cognitiva nei pazienti con FA rispetto a quanti non fanno terapia anticoagulante.
Il meccanismo di questa protezione si basa sull’effetto che l’anticoagulazione esercita riducendo il verificarsi di micro-embolie cerebrali o infarti cerebrali silenti. Da segnalare che il risultato protettivo risulta proporzionale alla qualità della terapia anticoagulante con AVK (la protezione cresce con l’aumentare del tempo trascorso nel range terapeutico – TTR).
Questi risultati confermano l’importanza di fare terapia anticoagulante per i pazienti con FA e inoltre dimostrano che la qualità del trattamento anticoagulante gioca un ruolo fondamentale: meglio è condotta la terapia, più alta è la protezione.
Bibliografia
- Mongkhon P, Naser AY, Fanning L, et al. Oral anticoagulants and risk of dementia: A systematic review and meta-analysis of observational studies and randomized controlled trials. Neurosci Biobehav Rev 2019; 96: 1-9.
- Cheng W, Liu W, Li B, et al. Relationship of Anticoagulant Therapy With Cognitive Impairment Among Patients With Atrial Fibrillation: A Meta-Analysis and Systematic Review. J Cardiovasc Pharmacol 2018; 71: 380-7.