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Continuiamo con le testimonianze: ecco la storia di una ragazza di 24 anni operata alla valvola mitralica che, a causa dei costi e dell’incertezza del prelievo all’estero, ha preferito rimanere in Italia.

«Nel 2020 mi è stata diagnosticata una stenosi di grado severo alla valvola mitralica che ha comportato un’operazione e la conseguente terapia con gli AVK», racconta Elena, ventiquattrenne del Sud Italia.

Il prelievo periodico cui devono sottoporsi questi pazienti è uno degli ostacoli principali alla qualità della vita, soprattutto nelle persone giovani: «All’inizio mi recavo in ospedale tutte le settimane: trattandosi di un ospedale grande, ci mettevo anche 2-3 ore, cui si aggiungeva un’altra ora di macchina tra andata e ritorno da casa mia».

Tra le ambizioni di Elena, ben prima dell’operazione, c’era quella di passare un periodo all’estero, all’interno del programma Erasmus: «Prima è arrivato il Covid, poi ho scoperto il mio problema di salute… Quando ho ripreso in mano le pratiche avevo una variabile in più da considerare». Ecco, quindi, che Elena si informa online sulle possibilità di effettuare il prelievo in Irlanda, Paese in cui vorrebbe trascorrere un po’ di tempo. «Purtroppo, da quello che ho capito, è possibile solo a pagamento: almeno 15 sterline l’uno. Dovendomici sottoporre ogni due settimane e non lavorando, per me diventava un impegno troppo gravoso e ho deciso, a malincuore, di rinunciare all’esperienza».

Ci sarebbe la possibilità di utilizzare un coagulometro portatile, uno strumento con il quale è possibile effettuare il prelievo di sangue grazie a un pungidito (in modo analogo a quanto avviene per il diabete) e poi inviare i risultati all’ospedale di riferimento. «Ne ho sentito parlare e un mio familiare conosce una persona che ne fa uso – afferma Elena–. Tuttavia, mi sentirei più sicura a recarmi presso una struttura: pensandomi in un Paese straniero con tutte le complicazioni che questo comporta, vorrei che almeno questa parte della mia vita fosse sotto controllo».

C’è da dire che al momento, purtroppo, il servizio sanitario non copre le spese né del dispositivo né delle strisce e dei reagenti, che gravano quindi sui pazienti. Elena, però, per la laurea magistrale si è trasferita in Piemonte: «All’inizio c’è stato qualche problema: mia mamma ha dovuto inviarmi la ricetta rossa del mio medico affinché potessi effettuare i prelievi qui. Da quel momento, però, le cose sono andate bene: i tempi sono più celeri rispetto alla mia Regione di origine e in una mezz’ora sono libera di tornare alle incombenze universitarie». Il cardiologo di riferimento è rimasto quello di “casa”, ma la comunicazione funziona bene.

«Mi piacerebbe che ci si rendesse conto che per chi ancora non lavora questa patologia ha un costo importante, nonostante le esenzioni – riflette Elena–. Sarebbe necessaria una maggiore trasparenza nelle informazioni, in Italia e all’estero. Spesso, per noi pazienti, non è così facile capire come muoverci e non sempre il personale sanitario del Centro di riferimento ci sa venire in aiuto».

Elena non ha infatti rinunciato al suo sogno di trascorrere un periodo all’estero: «Ci vorrei andare, magari una volta terminati gli studi. E vorrei poter avere tutte le informazioni necessarie» conclude.