“Ero piccolissimo quando, all’età di due anni, mi rilevarono un soffio al cuore” – inizia così il racconto di Gian Raffaele che quel soffio legato, come poi si verrà a sapere, ad una stenosi valvolare aortica, se lo è portato dietro fino all’età di 24 anni, facendo sport ed andando a sciare con gli amici fino a quando, la comparsa di severo affaticamento respiratorio lo ha portato in sala operatoria.
L’intervento di sostituzione valvolare con una valvola cardiaca meccanica “di ottima qualità” lo ha condotto, dopo le prime difficoltà legate all’intervento, a cambiare le abitudini ma non a rinunciare ad una vita attiva e piena di interessi. “E’ come passare da un motore a benzina a un motore diesel: si cambia la maniera di guidare, ma si cammina lo stesso, basta avere sempre a mente i propri limiti”.
In particolare, la necessità di terapia anticoagulante con farmaci antagonisti della vitamina K (acenocumarolo) lo ha portato ad evitare sport traumatici e a fare attenzione nelle attività della vita quotidiana. “Per la terapia mi seguiva personalmente la dottoressa della cardiologia” -ha spiegato Gianni- “perché a quei tempi (34 anni fa n.d.r) in Sicilia, di centri TAO proprio non se parlava e nemmeno di riabilitazione cardiologica, la riabilitazione me la sono dovuta inventare, facendo tesoro del passato da sportivo e avendo la spinta morale da parte di tutto il personale del reparto e della clinica dove andavo ogni dieci giorni a misurare la coagulazione. In così tanto tempo si sviluppano tante amicizie, che mi hanno aiutato tantissimo dal punto di vista morale.”
“Per loro, a distanza di anni sei un vincente!!!!!”
Concerto di Bruce Springsteen Ferrara 2023
Successivamente Gianni ha ripreso una vita attiva praticando nuoto, atletica, sci di fondo, trekking (da 25 anni è socio CAI) ma senza mai dimenticare i limiti legati alla sua situazione, come evitare, oltre ai traumi, eccessivi sbalzi pressori. “Mi sono anche fatto incidere una medaglietta metallica che porto al collo con il nome della valvola meccanica di cui sono portatore e del farmaco anticoagulante che assumo, in italiano e in inglese” -ha raccontato- “Inoltre, essendo un appassionato di musica, da oltre trent’anni faccio il corista di coro polifonico.”
“Con la mia compagna, conosciuta nel 2001, che per incredibile coincidenza è stata operata anche lei di sostituzione valvolare cardiaca, abbiamo scoperto la presenza di un bellissimo centro di riabilitazione cardiologica sul Garda (che ora è chiuso) ed un altro a Sondalo presso l’Ospedale Morelli” – ha continuato Gian Raffaele- “questi centri, dove ci siamo recati per un paio di settimane all’anno per diversi anni, ci hanno aiutato molto”.”
Dal 1996 il nostro lettore lavora stabilmente come operatore di front office, senza risparmiarsi, ma dovendo scontrarsi con la necessità di conciliare lavoro e prelievi di sangue.
Dal 2019, grazie alla lunga esperienza personale acquisita nella gestione della terapia anticoagulante, dopo essersi interfacciato con medici e i biologi del laboratorio che da sempre lo seguono (e con i quali è sempre in contatto), Gian Raffaele ha deciso di dotarsi di un coagulometro portatile che gli consente di essere più autonomo negli spostamenti e nei viaggi. “Per l’alimentazione sono molto regolare, l’importante è mangiare un po’ di tutto ma in modo bilanciato ruotando un po’ lo stesso tipo di alimenti nel corso della settimana” -ha spiegato.
“Potete vivere una vita come tutti, ma siate meticolosi nell’assunzione del farmaco (segnatelo ogni giorno su un bloc notes o foglio elettronico, fate voi…) e pianificate le vostre attività con attenzione ai possibili pericoli di tagliarsi o procurarsi degli ematomi. All’inizio sembra difficile, poi ci si abitua velocemente. Meglio prevenire che rovinarsi la vacanza…” -raccomanda Gianni.
“Essere scoagulati non è un fastidio, è una professione!!”
Grazie per la pubblicazione, ho dovuto condensare insieme con la dott.ssa Cavazza che ha scritto l’intervista, e che ringrazio sentitamente,
tantissimi anni di esperienze per rendere leggibile l’articolo. Questo articolo è un ringraziamento al personale sanitario e ai miei familiari che hanno permesso tutto questo