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Prima in Europa, l’Italia si è dotata nel 2018 di una vera e propria legge (3/2018) che stabilisce, l’ “Applicazione e la diffusione della medicina di genere nel Servizio sanitario nazionale, ma già nel 2017 l’Istituto superiore di Sanità costituiva il Centro di riferimento per la medicina di genere.

“Far emergere la salute di genere diventa un modello paradigmatico di applicazione della medicina personalizzata, che significa ritagliare sul singolo paziente le informazioni che vengono dai dati di popolazione”-Ha spiegato la prof.ssa Rossella Marcucci, coordinatrice del Convegno-“Le donne muoiono di più di patologie cardiovascolari (infarto ed ictus)” e questo è anche legato al fatto che i sintomi, che sono diversi da quelli dell’uomo, non vengono riconosciuti o vengono sottovalutati, anche all’arrivo in pronto soccorso. Nell’immaginario collettivo “l’infarto è un uomo che si stringe il petto, un uomo-ha sottolineato Marcucci- mentre adesso sono di più le donne che arrivano con il sospetto di patologia cardiovascolare con sintomi “atipici” che noi chiamiamo così perché ci hanno insegnato che sono “tipici” quelli dell’uomo, ma non è così, sono sintomi diversi che dobbiamo imparare a riconoscere per non perdere tempo.”

L’attenzione sulla diversa presentazione clinica e sul diverso decorso delle malattie vascolari, dal tromboembolismo venoso, allo stroke, alla fibrillazione atriale è stata richiamata da diversi studi negli ultimi anni, ma non va dimenticato che in tutti gli ambiti della medicina le differenze legate all’apparenza ad un determinato sesso (nella sua accezione biologica) o genere (nella sua accezione culturale e sociale) stanno diventando sempre più evidenti, come messo in luce dagli specialisti di oltre venti discipline mediche intervenuti al convegno e coautori del volume divulgativo “Eva, Adamo e l’albero della conoscenza. La salute di genere come strumento di cura personalizzata”, presentato durante l’incontro.

Differenze ancora sottovalutate addirittura nelle prime fasi, cruciali, della sperimentazione dei farmaci, quando si stabiliscono i dosaggi e le modalità di assunzione. Esiste un “paradosso donna”, si è detto, ovvero i farmaci sono meno studiati proprio nel genere che più li usa e che è più esposto ad effetti collaterali.

Infatti “Le reazioni avverse a tutti i farmaci sono maggiori nella popolazione femminile (soprattutto ai farmaci cardiovascolari ma anche agli antidolorifici) con un’incidenza tra il 10 e 15%” –ha spiegato la prof.ssa Laura Sartiani, farmacologa – “Qual è il motivo di questa elevata suscettibilità alle reazioni avverse nel sesso femminile? Una delle motivazioni è la lacuna di conoscenze su come si comparta il farmaco in donne o uomini. La fase I di sperimentazione, in cui si valutano le caratteristiche farmacocinetiche e la posologia, prevede l’inclusione maggioritaria del genere maschile; pertanto, il dosaggio è tagliato più per il genere maschile e meno per il femminile”.

Ma l’attenzione del convegno ha voluto concentrarsi anche su un’altra prospettiva, non meno importante per la salute della popolazione. “L’area biomedica sta generando un nuovo modello di società” – Ha spiegato Luca Toschi, direttore del Centro Ricerche “scientia Atque usus” – “Le persone che si interfacciano con altre per un servizio portano con loro una conoscenza importantissima fatta di vissuto (…). Chi sta male ha tante competenze. La prima comunicazione è mettere insieme questi due elementi (le competenze di esperti e cittadini n.d.r.). Ricostruire questa comunità” -ha concluso.

 

 

Bibliografia e sitografia

Rossella Marcucci e Viola Davini (a cura di). Eva, Adamo e l’albero della conoscenza. La salute di genere come strumento di cura personalizzata. Tarka edizioni 2024.

https://www.who.int/publications/i/item/WHO-FCH-GWH-08.1

https://www.iss.it/genere-e-salute

https://www.epicentro.iss.it/medicina-di-genere/cosa-e

https://www.youtube.com/watch?v=w9JyOLozodA

https://www.iss.it/infointersex-glossario