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Sono oltre due milioni gli italiani in terapia cronica con farmaci anticoagulanti orali; una parte di loro utilizza i farmaci tradizionali, gli antivitamina K (AVK), per i quali è previsto il controllo regolare del dosaggio normalmente mensile. Molti assumono i medicinali di nuova generazione, gli anticoagulanti orali diretti (DOAC), a dosaggio fisso.

Come comportarsi a tavola?

Non occorre seguire diete specifiche durante la terapia anticoagulante e nessun alimento è tassativamente proibito. Quando si è in terapia con gli AVK bisogna avere qualche accorgimento nel consumo di quei cibi, che per l’alto contenuto di vitamina K, possono interferire con la coagulazione. Per i DOAC invece non sono presenti in letteratura dati consolidati che possano portare a cautele particolari.

Gli esperti consigliano di variare il più possibile i cibi in modo da introdurre tutti i nutrienti necessari per il nostro organismo. Mantenere il bilanciamento della quota calorica, cioè il rapporto tra quanto si assume coi cibi e quanto si elimina in termini di energia è necessario per una buona forma fisica; i pazienti in terapia con AVK è importante che mantengano costante l’assunzione degli alimenti contenenti vitamina K ed evitino di bere abitualmente alcool. A qualunque età, il controllo del peso e una attività fisica adeguata sono di grande aiuto per la salute, in particolare quando si segue una terapia cronica.

Per quanto riguarda il ritmo dei pasti, cercate di rispettare i classici canoni della nostra cucina. Via libera ai tre pasti principali (colazione, pranzo e cena), magari associati ad un paio di spuntini, mangiando un di po’ tutto, comprese le verdure, ricche di fibre, vitamine e sali minerali indispensabili per il nostro organismo. Vanno bene, alle giuste dosi, anche quelle che contengono vitamina K, come le verdure a foglia larga, broccoli, aglio, basilico, salvia, origano, erba cipollina e mirtilli. L’importante è che gli alimenti siano presenti nella dieta in maniera costante.
“Una nutrizione bilanciata ha una funzione protettiva sull’organismo – informa il Dr. Ettore Corradi, . L’uso abituale e costante di alimenti che contengono basse dosi di vitamina K non influenza l’effetto dei farmaci. Ciò che squilibra il meccanismo sono i picchi, cioè il mangiarli sporadicamente anche in quantità non eccessive. Meglio evitare verze e consumo abituale di alcool”. – L’esperto ricorda poi che – “Bisogna prestare attenzione agli alimenti che sono comparsi sulle nostre tavole negli ultimi anni come ginger e anche ai preparati per insaporire i cibi a base di varie sostanze, come ad esempio, aglio, curcuma, ginseng che contengono vitamina K. Quindi leggere sempre sulle confezioni la lista degli ingredienti”.

Importante è ricordare quanto il benessere della flora batterica presente nell’apparato digerente influisca anche sui processi coagulativi. Questa sorta di “laboratorio” costituito da batteri ha infatti il compito di sintetizzare la vitamina K, che svolge un ruolo essenziale nella coagulazione del sangue. “Quando a causa di una gastroenterite dobbiamo assumere antibiotici disinfettanti intestinali, questi vanno a influire sulla popolazione batterica intestinale e quindi anche sulla produzione di vitamina K. – Spiega Corradi – Nel caso in cui la terapia antibiotica si protragga, sarebbe buona norma fare un controllo dell’INR per vedere se è necessario un aggiustamento della posologia dei farmaci assunti”.