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Cambiare abitudini privilegiando l’attività fisica e una corretta alimentazione può ridurre l’insorgenza della patologia. Cosa sono i fattori di rischio e come li possiamo controllare?

La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia cardiaca più frequente, oltre che la seconda causa di morte e la prima di disabilità tra i pazienti adulti e anziani. Inoltre, aumenta di ben 5 volte il rischio di ictus cerebrale. Sebbene la probabilità di sviluppare questa patologia aumenti con l’invecchiamento, la fibrillazione atriale presenta altri fattori di rischio che – a differenza dell’età – possiamo controllare.

Il concetto di rischio

Quando si parla di fattori di rischio è importante capire bene che cosa si intende per “rischio”. Si tratta di un aumento di probabilità e non di una conseguenza ineluttabile: un forte fumatore ha più probabilità di ammalarsi di cancro ai polmoni rispetto a chi non si è mai acceso una sigaretta. Questo non significa che chi fuma (anche molto) contragga sicuramente il tumore, così come chi non lo fa può purtroppo ammalarsi comunque.
Quando si affrontano questi argomenti, è importante cercare di distaccarsi dalle esperienze di vita personali: se uno zio o un nonno che fumavano due pacchetti di sigarette al giorno sono morti di vecchiaia, non significa che fumare non aumenti il rischio di cancro al polmone. Il fatto che il fumo sia la prima causa di cancro al polmone, poi, significa che ce ne sono altre: in questo come in altri casi si parla di malattia multifattoriale. Come suggerisce il nome, i fattori di rischio sono più d’uno.
A stabilire i fattori di rischio sono gli studi scientifici, che riguardano una grande quantità di persone e sono in grado di stabilire di quanto un comportamento (il fumo, per esempio) o una circostanza (come l’inquinamento) possono aumentare il rischio di contrarre una patologia. Se una persona è esposta a più fattori di rischio, la sua probabilità di ammalarsi aumenta ulteriormente. Per questo è così importante lavorare sul proprio stile di vita: mentre per quanto riguarda la predisposizione genetica possiamo fare ben poco, siamo invece in grado di cambiare le nostre abitudini.

I fattori di rischio per la FA

Tornando alla fibrillazione atriale, dimostrati fattori di rischio sono l’obesità, il consumo eccessivo di alcol e l’inquinamento. Questo ultimo, per esempio, è correlato con molte malattie metaboliche (tra cui l’obesità e il diabete mellito) e cardiovascolari. Un recente studio ha analizzato le conseguenze a breve e lungo periodo dell’esposizione all’inquinamento ambientale sull’insorgenza di fibrillazione atriale. Se è complesso valutare gli effetti a lungo periodo, nel breve i ricercatori hanno dimostrato che l’esposizione all’inquinamento è associata a un aumento del rischio di aritmie e in particolare della fibrillazione atriale.
Uno dei lavori considerati all’interno dello studio, per esempio, ha dimostrato che un incremento rilevante della concentrazione di Pm2.5 ha provocato un aumento del 21% della mortalità correlata all’aritmia e a un +21% di incidenza di fibrillazione atriale.
Altri studi hanno rilevato come un aumento delle concentrazioni di particolato abbiano provocato un incremento degli accessi in pronto soccorso per persone con fibrillazione atriale. Per contro, una diminuzione della concentrazione di Pm di 10 μg/mm3 ha fatto osservare, dopo 10 anni, una riduzione del 27% del numero di decessi dovuti a malattie del sistema cardiovascolare.

Cambiare stile di vita

Se è vero che il nostro controllo sulle emissioni atmosferiche è limitato e non tutti possono trasferirsi in aree meno inquinate, ci sono ambiti nei quali possiamo fare la differenza. Uno di questi è l’obesità, anche quella adolescenziale. Uno studio svedese ha infatti dimostrato come l’aumento dell’indice di massa corporea negli adolescenti sia fortemente associato alla fibrillazione atriale precoce e in generale a esiti peggiori per quanto riguarda la mortalità per tutte le cause, l’ictus ischemico e l’insufficienza cardiacaAltri lavori, infine, hanno dimostrato che il forte consumo di alcol è un altro fattore di rischio per la fibrillazione atriale. In questo caso, non si parla di insorgenza della patologia, ma di episodi: chi beve molto è più soggetto a battito cardiaco accelerato.
Quando si parla di stili di vita, la bella notizia è che si possono correggere: così come alcuni comportamenti aumentano il rischio di ammalarci, un cambiamento lo riduce. Inoltre, uno stile di vita sano è in grado di prevenire un ventaglio molto ampio di patologie (da quelle cardiache ai tumori). Proprio perché si parla di probabilità e di effetti percepiti nel lungo periodo (anche se non è sempre così), cambiare le proprie abitudini non è semplice.
A livello istituzionale, qualcosa si sta muovendo: il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha per esempio annunciato un programma nazionale di promozione dell’attività fisica che comprenda anche la prescrizione dell’esercizio, proprio come se si trattasse di un farmaco. Prima di ottenere nero su bianco la prescrizione delle attività da svolgere, però, possiamo prevenire la fibrillazione atriale e non solo in autonomia. Le indicazioni sono semplici, seppur spesso disattese: ridurre la sedentarietà (basta mezz’ora di camminata al giorno), limitare il consumo di cibi processati e alcolnon fumare e tenere sotto controllo il proprio peso.

Facile, no?