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Viene spesso ritenuto che, soprattutto a causa dei frequenti controlli del sangue, l’anticoagulazione cronica con antagonisti della vitamina K (AVK) influenzi negativamente la qualità di vita dei pazienti.

Questa percezione è molto diffusa e purtroppo in parecchie circostanze costituisce un freno, sia da parte di pazienti che di qualche medico, alla prescrizione di una efficace terapia anticoagulante. Tutto ciò contribuisce ad un sottoutilizzo della terapia anticoagulante, specie in pazienti con fibrillazione atriale esponendoli ad un maggior rischio di ictus.
Un studio recente però smentisce questa visione negativa della terapia con AVK1. Usando specifici questionari dedicati ad esaminare la qualità di vita e la percezione dei pazienti circa la loro soddisfazione o disagi associati alla terapia, gli autori hanno esaminato prospetticamente alcune centinaia di pazienti, in parte nuovi alla terapia e in parte già da tempo in terapia con AVK, all’inizio e dopo 3 mesi di terapia.
Nel complesso lo studio ha dimostrato che la terapia con AVK è ben tollerata nella vita reale e che gli effetti sulla percezione dei pazienti sulla terapia sono molto limitati, con una buona loro soddisfazione, soprattutto in quelli stabili come controllo dell’INR e stabili anche come altre terapie aggiuntive.

Bibliografia

  1. Kooistra HA, Piersma-Wichers M, Kluin-Nelemans HC, et al. Impact of Vitamin K Antagonists on Quality of Life in a Prospective Cohort of 807 Atrial Fibrillation Patients. Circ Cardiovasc Qual Outcomes 2016; 9: 388-94.