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Il blocco della circolazione del sangue causato dalla formazione di un trombo, cioè di un coagulo di sangue, può avvenire in una vena profonda (trombosi venosa profonda, TVP) o nel polmone (embolia polmonare).

I punti più comuni di formazione dei trombi sono le vene profonde delle gambe e quelle della pelvi, ma la trombosi può presentarsi in qualsiasi vena, incluse la vena epatica (sindrome di Budd-Chiari), le vene renali, le vene della retina e anche la vena cava superiore e inferiore. Se non riconosciuta per tempo, la TVP può diventare estremamente pericolosa. Parti del trombo, chiamati emboli, possono infatti staccarsi ed essere portate dal flusso sanguigno fino ai polmoni, provocando un’embolia polmonare.

Dimensione del problema

Ogni anno si verificano circa 100 nuovi casi di trombosi venose ogni 100.000 persone. Circa due terzi si manifestano come TVP, mentre un terzo è rappresentato da embolie polmonari associate o meno a trombosi venose. Questo numero aumenta esponenzialmente con l’età, da un’incidenza di 5 casi ogni 100.000/anno nei ragazzi sotto i 15 anni a valori di 500-600 casi/100.000 anno nelle persone con più di 80 anni. L’età critica sono i 60 anni di età quando si osserva un’impennata dell’incidenza.
Circa il 6% dei pazienti con TVP e il 10% dei pazienti con embolia polmonare muore entro un mese dall’evento. La mortalità può essere più elevata soprattutto nei casi di trombosi venosa secondaria a tumori.
La malattia è leggermente più frequente negli uomini che nelle donne, a tutte le età. Anche la razza può influenzare l’incidenza delle trombosi venose, essendo più frequente negli afro-americani e nei caucasici, rispetto agli ispano-americani e agli asiatici.

Fattori di rischio

Oltre l’età e il sesso numerosi sono i fattori che possono aumentare il rischio che la TVP si verifichi.
Sono importanti sia fattori ambientali, spesso modificabili, che fattori genetici su cui possiamo fare poco, ma ancor più importante è l’interazione tra fattori genetici e fattori ambientali. La loro corretta identificazione può orientare una specifica profilassi, soprattutto in presenza di condizioni scatenanti, che ci aiuta a prevenire questa patologia.
L’obesità, il fumo, l’inattività fisica possono tutti aumentare il rischio di trombosi venose, specialmente se presenti contemporaneamente.
La gravidanza aumenta la pressione nelle vene del bacino e delle gambe e rende particolarmente a rischio le donne con un disturbo ereditario della coagulazione fino a sei settimane dopo la nascita del bambino.
Anche l’uso della pillola anticoncezionale e del trattamento ormonale sostitutivo possono predisporre alla TVP, soprattutto nelle donne obese e fumatrici o portatrici di un difetto congenito della coagulazione.
Circa la metà delle trombosi venose avvengono in seguito a condizioni scatenati, tra queste le più importanti sono l’immobilità prolungata, la chirurgia soprattutto ortopedica e addominale, e in misura minore i traumi. Questo spiega l’importanza di praticare una corretta profilassi sia farmacologica (uso di eparina) che motoria (mobilizzazione precoce, calze elastiche) in presenza di queste condizioni.
Il cancro è un’altra causa importante di TVP. Il tumore infatti aumenta il livello di coagulabilità del sangue e spesso determina un’azione di compressione meccanica delle vene. Ma anche ospedalizzazione, chirurgia e chemioterapia possono contribuire a facilitarne lo sviluppo nei pazienti oncologici.
Alcune persone ereditano un disturbo che rende il loro sangue più facilmente coagulabile: sono la mutazione V Leiden e quella del gene della protrombina, più frequenti mentre i difetti dei gene della Proteina C, proteina S o Antitrombina III, sono più rari. Queste condizioni ereditarie, spesso rare non possono però causare problemi a meno che non siano combinate con uno o più altri fattori di rischio.
Anche i disturbi acquisiti della coagulazione come la sindrome da anticorpi antifosfolipidi e la coagulazione intravascolare disseminata possono associarsi a trombosi venose. Più recentemente anche l’alimentazione è stata associata al rischio di TVP. In particolare coloro che consumano più di 3 porzioni di frutta e verdura al giorno e che mangiano pesce più di una volta a settimana hanno meno trombosi, mentre i consumatori di carni rosse o processate (più di una volta al giorno) rischiano di più.

Conclusioni

È importante sottolineare che molti dei fattori di rischio che abbiamo menzionati sono comuni ad altre malattie come l’infarto del miocardio, l’ictus cerebrale o i tumori. Quindi impegnarsi in stili di vita più salutari come perdere peso, non fumare, praticare attività fisica, scegliere un’alimentazione vicina alla dieta Mediterranea ci aiuteranno a prevenire tutte queste malattie che sono poi quelle a cui più frequentemente siamo esposti.
Purtroppo il 60-70% delle TVP non sviluppa segni clinici premonitori e nel 50% dei casi i pazienti soffrono già, al momento della diagnosi, di una microembolia polmonare asintomatica. È quindi evidente quanto sia importante un’attenta prevenzione ma anche la conoscenza dei fattori di rischio e dei fattori scatenanti che permetta al personale specializzato, sia l’individuazione precoce della malattia, sia l’instaurazione immediata del trattamento specifico.

Bibliografia

  • Cushman M. Epidemiology and Risk Factors for Venous Thrombosis. Semin Hematol 2007; 44: 62–69.
  • White RH. The Epidemiology of Venous Thromboembolism. Circulation2003;107 :I-4–I-8.