Il referente FCSA Emilia-Romagna ci spiega come è possibile migliorare il percorso di cura dei pazienti anticoagulati, evitando inefficienze che, caricando eccessivamente di lavoro burocratico i medici, sottraggono tempo alle visite.
“In questo momento assistiamo a una frammentazione del percorso di cura così come degli applicativi da utilizzare per il paziente anticoagulato, disarmante: in Emilia Romagna, per quanto regione privilegiata dove molto è stato fatto, non esiste tuttavia una cartella clinica informatizzata unica che contenga tutte le informazioni di questa categoria di persone”. Il tema sollevato da Luca Sarti, referente regionale FCSA per l’Emilia Romagna, purtroppo non è nuovo: già nel 2018 il Dott. Alberto Tosetto lamentava l’eccessivo tempo passato davanti al computer a compilare il piano terapeutico invece che a parlare con il paziente. “Oggi in ambulatorio devo avere aperti almeno quattro programmi – esemplifica Sarti – quello aziendale, su cui redigere il referto medico, il portale per poter prescrivere un anticoagulante diretto in nota 97, il portale AIFA per poter prescrivere una terapia anticoagulante per il tromboembolismo venoso e un altro applicativo ancora per poter prescrivere una terapia AVK (Coumadin o Sintrom)”.
Ciascuno di questi portali necessita di un tempo tecnico per apertura ad inizio seduta di lavoro, e soprattutto per compilazione, quando in realtà si hanno concretamente a disposizione 20 minuti complessivi per assistito. Lo spazio per la gestione degli aspetti clinici è inevitabilmente compresso.
“In un mondo ideale il professionista dovrebbe avere un unico database da condividere con tutti i clinici nel quale è inserita l’intera storia di anticoagulazione di quel paziente, che permetta di prescrivere tutto ciò che serve a quella persona, rispondendo con unico strumento a tutti gli adempimenti normativi – afferma il Dott. Sarti – in questo modo si semplificherebbero il percorso del paziente e l’attività del medico, che potrebbe così avere più tempo per una comunicazione efficace a tutto vantaggio della qualità dell’assistenza”. Dal punto di vista informatico questo sarebbe almeno in parte possibile: “A Modena, dove lavoro, abbiamo un’ingegneria clinica molto sensibile a questi temi – osserva il referente regionale FCSA – dove una semplicazione ci viene presentata come fattibile. Certo bisogna volerlo, facendo come sempre delle scelte, non sempre facili”.
Anche perché le persone interessate non sono poche: applicando le percentuali di prevalenza dello studio Framingham alla popolazione dell’Emilia-Romagna sopra i 70 anni, si può stimare che siano almeno 50.000 le persone potenzialmente anticoagulabili per fibrillazione atriale. “E si tratta di percentuali comunque al ribasso, poiché non stiamo considerando persone in terapia per trombosi venosa profonda o embolia polmonare, che sono più difficilmente quantificabili”.
Il bacino potenziale è quindi molto ampio: “E occorre considerare anche la rete dei caregiver che segue questi pazienti – nota il Dott Sarti – Più si semplifica la vita a queste persone, più la percezione e la qualità di salute del servizio ricevuto per loro e per i loro familiari sarà alta”.
I modi per farlo sono tanti e vanno dall’investimento in una buona organizzazione sanitaria che preveda strumenti informatici moderni per la gestione, a stimoli da parte della Regione per individuare figure all’interno dei vari ospedali che possano diventare punti di riferimento per le terapie anticoagulanti. “Al momento queste figure in talune realtà sono evanescenti: esistono, ma non sono adeguatamente supportate, anche dal punto di vista formale”. Spesso, infatti, a questi professionisti non viene riconosciuto il ruolo e il volume di lavoro e neanche alle aziende di appartenenza. “A mio avviso è necessario un lavoro di ricucitura, con un grande ritorno su utenza in termini di appropriatezza e di percezione anche di qualità delle cure. Siamo parte di un servizio sanitario regionale certamente di elevato standard, sistema da difendere e valorizzare, ma anche da sostenere laddove ci possano essere aree di miglioramento”.