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L’obesità rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di trombosi venosa. L’entità di questo rischio dipende anche da condizioni concomitanti come l’assunzione di alcuni farmaci.

Secondo la Società Internazionale di Emostasi e Trombosi (ISTH)1 ogni anno nel mondo si verificano almeno 10 milioni di casi di trombosi venose, la metà delle quali “non provocate”, cioè non riconducibili a condizioni note per essere ad alto rischio (come un intervento chirurgico o la presenza di un tumore). Quante di queste trombosi siano prevenibili non è facile da definire ma ciò che sappiamo con certezza è che c’è almeno un fattore di rischio su cui è possibile intervenire: l’obesità.

Il recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato come il sovrappeso o l’obesità interessino il 60% della popolazione adulta e circa un bambino su tre nella regione europea, con un andamento in continua ascesa negli ultimi 40 anni. L’impatto del problema sulla salute pubblica è tale da essere considerato “critico” nel raggiungimento degli obiettivi per uno sviluppo sostenibile ed è una priorità nel Programma di Lavoro Europeo 2020-2025 “United Action for Better Health”.

Il rischio di una persona obesa (Body Mass Index o BMI≥30) o sovrappeso (BMI≥25) di sviluppare una trombosi venosa profonda o un’embolia polmonare è circa il doppio di una persona normopeso. Questo fa sì che l’obesità venga generalmente considerata ed inclusa nelle linee guida sul tromboembolismo venoso (ESC 2019)2 come un fattore di rischio “debole” rispetto ad altre condizioni, come la chirurgia o i traumi importanti, che determinano un aumento di almeno 10 volte della probabilità di andare incontro a questa patologia. Purtroppo, però, i fattori di rischio non viaggiano mai soli ed essere sovrappeso od obesi può amplificare straordinariamente i potenziali effetti negativi di altre condizioni come, ad esempio, l’assunzione di terapia estroprogestinica (pillola anticoncezionale).Uno studio condotto dall’importante gruppo di ricerca sulla trombosi dell’Università di Leiden3 ha dimostrato, infatti, che nel caso in cui il farmaco contraccettivo sia assunto da una donna affetta da obesità il rischio di un primo episodio di trombosi venosa aumenta di 24 volte rispetto a chi non assume l’estroprogestinico ed è normopeso, sollecitando cautela nella prescrizione di tale terapia in questa categoria di persone. Analogamente, nel medesimo studio, viene illustrato come l’obesità aumenti, anche se in minor misura, la “pericolosità” di condizioni trombofiliche ereditarie considerate, di per sé, a basso rischio come la presenza di mutazione eterizogote del fattore V Leiden o del gene della protrombina. Nelle conclusioni dello studio i ricercatori dell’Università di Leiden arrivano addirittura a considerare che, in una popolazione come quella olandese presa in esame, in cui più del 50% dei partecipanti erano almeno sovrappeso, circa un terzo degli eventi trombotici si sarebbero potuti prevenire tramite una riduzione del peso corporeo.

Questo dato è stato recentemente confermato dallo studio Tromsø4, condotto sulla popolazione norvegese. Il meccanismo con cui il calo di peso può esercitare un effetto protettivo passa anche dalla maggiore attività fisica che riduce la stasi venosa e, unitamente alla migliore alimentazione, riduce la “massa grassa” dove si producono “sostanze infiammatorie” che possono danneggiare diversi organi o tessuti, come i vasi sanguigni.

La presenza di obesità entra, di conseguenza, anche nel processo decisionale che porta il clinico a valutare il rischio di recidive e quindi l’opportunità o meno di sospendere la terapia anticoagulante dopo un primo episodio di trombosi venosa “non provocato”. Sebbene i lavori in questo ambito siano ancora in corso, esiste già almeno uno SCORE (schema a punteggio per valutare il rischio) validato (HERDOO2)5,6, applicabile però solo alla popolazione femminile, dove la presenza di BMI ≥ 30 è uno dei 4 elementi (gli altri sono età ≥ 65 anni, d-dimero ≥ 250 µg/l, segni di sindrome post trombotica) che vengono considerati per individuare chi, non presentandoli, potrebbe essere a basso rischio di recidiva e quindi valutabile per una sospensione della terapia.

In conclusione, essere normopeso è certamente un fattore protettivo nei confronti non solo delle “classiche” malattie cardiovascolari, come infarto ed ictus, ma anche della malattia tromboembolica venosa (trombosi venosa profonda ed embolia polmonare). Questa protezione si amplifica in presenza di altri fattori di rischio che possono essere noti al paziente (come la pillola) oppure no, come fattori genetici ereditari che aumentano lievemente la predisposizione dell’individuo a sviluppare trombosi e che potrebbero non dare mai manifestazione di sé se… lasciati soli.

Bibliografia

  1. ISTH Steering Committee for World Thrombosis Day. Thrombosis: a major contributor to the global disease burden. J Thromb Haemost 2014; 12: 1580–90
  2. Mazzolai L, Aboyans V, Ageno W, Agnelli G, Alatri A, Bauersachs R, Brekelmans MPA, Büller HR, Elias A, Farge D, Konstantinides S, Palareti G, Prandoni P, Righini M, Torbicki A, Vlachopoulos C, Brodmann M. Diagnosis and management of acute deep vein thrombosis: a joint consensus document from the European Society of Cardiology working groups of aorta and peripheral vascular diseases and pulmonary circulation and right ventricular function. Eur Heart J. 2018 Dec 14;39(47):4208-4218. doi: 10.1093/eurheartj/ehx003. PMID: 28329262.
  3. Pomp ER, le Cessie S, Rosendaal FR, Doggen CJ. Risk of venous thrombosis: obesity and its joint effect with oral contraceptive use and prothrombotic mutations. Br J Haematol. 2007 Oct;139(2):289-96. doi: 10.1111/j.1365-2141.2007.06780.x. PMID: 17897305.
  4. Jacobsen BK, Eggen AE, Mathiesen EB, Wilsgaard T, Njølstad I. Cohort profile: the Tromso Study. Int J Epidemiol. 2012;41(4):961-967. doi:10.1093/ije/dyr049
  5. Rodger MA, Kahn SR, Wells PS, Anderson DA, Chagnon I, Le Gal G, Solymoss S, Crowther M, Perrier A, White R, Vickars L, Ramsay T, Betancourt MT, Kovacs MJ. Identifying unprovoked thromboembolism patients at low risk for recurrence who can discontinue anticoagulant therapy. CMAJ. 2008 Aug 26;179(5):417-26. doi: 10.1503/cmaj.080493. PMID: 18725614; PMCID: PMC2518177.
  6. Kyrle PA, Eichinger S. Clinical scores to predict recurrence risk of venous thromboembolism. Thromb Haemost. 2012 Dec;108(6):1061-4. doi: 10.1160/TH12-05-0353. Epub 2012 Aug 7. PMID: 22872143.