Questo studio di popolazione norvegese ha coinvolto più di 36.000 persone, mostrando come il 25% degli episodi di tromboembolismo venoso era attribuibile a un una condizione di sovrappeso od obesità, e quindi prevenibile.
Lo studio Tromsø1 è uno studio prospettico di popolazione iniziato nel 1974 nella città di Tromsø, a nord della Norvegia, con l’obiettivo di contrastare, tramite l’individuazione di fattori di rischio (FR), l’alta mortalità per cause cardiovascolari che si osservava nella regione. Lo studio osservazionale è riuscito ad arruolare e a seguire nel tempo (tramite sette survey che si sono succedute) gran parte della popolazione della cittadina di 67.000 abitanti.
Il lavoro, presentato durante l’ISTH di Londra, ha analizzato i dati relativi a 36.341 persone di età compresa tra i 33 ed i 61 anni arruolate tra il 1994 e il 2016 e seguite fino al 2020 (mediana follow up 13,9 anni). Il peso corporeo è stato rilevato al momento dell’arruolamento e all’inizio di nuove fasi della “survey” (fino ad un massimo di quattro volte nel periodo analizzato). Il sovrappeso è stato definito in base a un body mass index (BMI) ≥25 Kg/m² e l’obesità un BMI≥30 Kg/m². Tutte le nuove diagnosi di tromboembolismo venoso (TEV) sono state registrate.
Il rischio di incorrere in un episodio di TEV è risultato circa il doppio nei soggetti obesi rispetto ai normopeso [Hazard Ratio (HR) sovrappeso 1.40 (95% CI 1.21-1.61); HR obesità 1.86 (95% CI 1.58-2.20)]. Il risultato non si modificava nemmeno quando corretto per sesso, tipo di TEV o natura dell’episodio trombotico (provocato o non provocato), in linea con i dati di studi precedenti.
La proporzione di casi di TEV nella popolazione attribuibili a sovrappeso o obesità (population attributable fraction o PAF) è stata calcolata a partire dalla prevalenza del fattore di rischio nella popolazione (pc) e dall’ Hazard Ratio (PAF= pc [1-1/HR]).
Nella popolazione analizzata il 24,6% dei casi di TEV è risultato attribuibile ad una condizione di sovrappeso od obesità. Il dato, per la metodologia con cui è stato ottenuto, è legato all’alta proporzione di soggetti sovrappeso od obesi nella popolazione in esame (51,7%), tuttavia sembra confermare quanto già evidenziato dai ricercatori dell’Università di Leiden secondo i quali, anche in una popolazione come quella olandese, circa un terzo degli eventi trombotici si sarebbero potuti prevenire tramite una riduzione del peso corporeo2. Pertanto, nonostante il sovrappeso o l’obesità di per sé siano un fattore di rischio “debole” (HR= 2), questo studio ci rivela che l’impatto di questo fattore di rischio può diventare enorme se la proporzione di persone nella popolazione che lo presenta è molto elevata.
Purtroppo, questo è proprio quello accade nel mondo industrializzato. Infatti, secondo i dati del rapporto OMS appena pubblicato, il sovrappeso o l’obesità interessano il 60% della popolazione adulta e circa un bambino su tre nella regione europea, con un andamento in continua ascesa negli ultimi 40 anni.
Inoltre, se consideriamo che i fattori di rischio si danno man forte a vicenda amplificando l’effetto reciproco, come succede quando all’obesità si aggiunge l’assunzione di terapia ormonale estroprogestinica2, possiamo ipotizzare che una quota non trascurabile di trombosi venose profonde potrebbe essere prevenuta.
Bibliografia
- Jacobsen BK, Eggen AE, Mathiesen EB, Wilsgaard T, Njølstad I. Cohort profile: the Tromso Study. Int J Epidemiol. 2012;41(4):961-967. doi:10.1093/ije/dyr049
- Pomp ER, le Cessie S, Rosendaal FR, Doggen CJ. Risk of venous thrombosis: obesity and its joint effect with oral contraceptive use and prothrombotic mutations. Br J Haematol. 2007 Oct;139(2):289-96. doi: 10.1111/j.1365-2141.2007.06780.x. PMID: 17897305