Anzitutto, per il rinnovo del piano è sempre preferibile riferirsi al medico che aveva inizialmente prescritto la terapia, per decidere se e come continuare. Le terapie anticoagulanti non sono di norma a lungo termine e, comunque, necessitano di una valutazione periodica, che consideri se esista ancora l’indicazione a continuare oppure sia meglio smettere, perché il rischio di emorragia è maggiore del beneficio atteso. Questa decisione spetta al medico specialista in emostasi e trombosi.
Sarebbe utile, in occasione del rinnovo del piano, approfittare per eseguire semplici esami del sangue quali:
- Emocromo, con particolare riguardo al numero delle piastrine. Seppure questo esame è stato eseguito all’inizio della terapia, potrebbe essere che siano intercorse delle variazioni ed è bene per il medico prescrittore essere a conoscenza della situazione: piastrine molto ridotte di numero potrebbero indurlo a modificare il suo atteggiamento terapeutico.
- Importante è il controllo della creatinina sierica, con relativo calcolo della clearance. Bisogna ricordare che i DOAC sono eliminati principalmente dal rene. Se la funzione renale è deficitaria, c’è il rischio di accumulo dei DOAC con conseguente rischio emorragico. Se è pur vero che la creatinina è stata misurata al momento dell’inizio della terapia, i suoi livelli possono modificarsi in maniera sostanziale e repentina, soprattutto nel paziente anziano.
- Per taluni farmaci, sarebbe opportuno verificare anche la funzione epatica mediante la misura di bilirubina ed enzimi epatici, a ragione del fatto che taluni DOAC sono eliminati anche dal fegato.
- In via precauzionale, in occasione del rinnovo del piano terapeutico, io consiglierei anche la misura della concentrazione del DOAC circolante. Anche se le linee guida internazionali suggeriscono che i DOAC non richiedano aggiustamento della dose mediante il laboratorio, è pur vero che occasionalmente la misura della loro concentrazione (almeno) a valle, possa essere utile per valutare il profilo di assorbimento ed eliminazione di questi farmaci. Durante il corso della terapia possono intervenire delle variazioni inaspettate nell’assorbimento/eliminazione e metabolismo dei DOAC, le quali possono impattare sulla concentrazione plasmatica e sulla loro attività. Da considerare anche che, sebbene esista una scarsa interazione fra DOAC e farmaci addizionali, tale interferenza non può essere esclusa. Solo la misura diretta del DOAC circolante può identificare le situazioni di cui sopra.
La valutazione di laboratorio proposta in questo articolo è minimale e impatta assai poco dal punto di vista dei costi, se paragonata al costo dei farmaci. Al medesimo tempo, rassicurerebbe medico e paziente e secondo il mio modesto parere andrebbe perseguita.