Anzitutto, per il rinnovo del piano è sempre preferibile riferirsi al medico che aveva inizialmente prescritto la terapia, per decidere se e come continuare. Le terapie anticoagulanti non sono di norma a lungo termine e, comunque, necessitano di una valutazione periodica, che consideri se esista ancora l’indicazione a continuare oppure sia meglio smettere, perché il rischio di emorragia è maggiore del beneficio atteso. Questa decisione spetta al medico specialista in emostasi e trombosi.

Sarebbe utile, in occasione del rinnovo del piano, approfittare per eseguire semplici esami del sangue quali:

  1. Emocromo, con particolare riguardo al numero delle piastrine. Seppure questo esame è stato eseguito all’inizio della terapia, potrebbe essere che siano intercorse delle variazioni ed è bene per il medico prescrittore essere a conoscenza della situazione: piastrine molto ridotte di numero potrebbero indurlo a modificare il suo atteggiamento terapeutico.
  2. Importante è il controllo della creatinina sierica, con relativo calcolo della clearance. Bisogna ricordare che i DOAC sono eliminati principalmente dal rene. Se la funzione renale è deficitaria, c’è il rischio di accumulo dei DOAC con conseguente rischio emorragico. Se è pur vero che la creatinina è stata misurata al momento dell’inizio della terapia, i suoi livelli possono modificarsi in maniera sostanziale e repentina, soprattutto nel paziente anziano.
  3. Per taluni farmaci, sarebbe opportuno verificare anche la funzione epatica mediante la misura di bilirubina ed enzimi epatici, a ragione del fatto che taluni DOAC sono eliminati anche dal fegato.
  4. In via precauzionale, in occasione del rinnovo del piano terapeutico, io consiglierei anche la misura della concentrazione del DOAC circolante. Anche se le linee guida internazionali suggeriscono che i DOAC non richiedano aggiustamento della dose mediante il laboratorio, è pur vero che occasionalmente la misura della loro concentrazione (almeno) a valle, possa essere utile per valutare il profilo di assorbimento ed eliminazione di questi farmaci. Durante il corso della terapia possono intervenire delle variazioni inaspettate nell’assorbimento/eliminazione e metabolismo dei DOAC, le quali possono impattare sulla concentrazione plasmatica e sulla loro attività. Da considerare anche che, sebbene esista una scarsa interazione fra DOAC e farmaci addizionali, tale interferenza non può essere esclusa. Solo la misura diretta del DOAC circolante può identificare le situazioni di cui sopra.

La valutazione di laboratorio proposta in questo articolo è minimale e impatta assai poco dal punto di vista dei costi, se paragonata al costo dei farmaci. Al medesimo tempo, rassicurerebbe medico e paziente e secondo il mio modesto parere andrebbe perseguita.