Nicoletta Erba, ematologa di Lecco, racconta la sua esperienza di 5 mesi al Salam Center di Khartoum. Un centro Emergency di eccellenza, in cui però non mancano i problemi, legati soprattutto ai trasporti e alla difficoltà a comunicare tra le diverse aree del Paese africano. FCSA è stata coinvolta per migliorare la gestione informatica e formare il personale locale.
“Quasi la metà dei pazienti in terapia anticoagulante non abita nella capitale e non può venire nel Centro per effettuare la misura dell’INR. Queste persone si recano periodicamente nei laboratori a loro più vicini e poi telefonano al medico comunicandogli il proprio range. Di rimando ottengono il piano terapeutico”.
A parlare Nicoletta Erba, ematologa di Lecco, che da giugno a metà novembre ha lavorato in Sudan, al Salam Center di Khartoum. Si tratta di un ospedale Emergency, un centro cardiochirurgico a alta specializzazione con un bacino di oltre 300 milioni di persone. Emergency ha chiesto la collaborazione di FCSA (la Federazione dei Centri per la diagnosi della trombosi e la sorveglianza delle terapie antitrombotiche) per il miglioramento della gestione dei pazienti anticoagulati, sia in termini di formazione al personale locale, sia per quanto riguarda le risorse informatiche. Il percorso prevede anche la partecipazione diretta di esperti italiani, tra cui Nicoletta Erba, per elaborare strategie d’intervento.
“In Sudan la malattia reumatica è un problema enorme – racconta via Skype Erba – Qui i ragazzi con una faringite o una tonsillite spesso non hanno accesso agli antibiotici e i disturbi sfociano nella malattia reumatica, con conseguente danno delle valvole cardiache. Su circa 3.000 pazienti, un migliaio sono adolescenti. Una delle difficoltà è proprio far capire loro che hanno davanti a loro una vita in cui l’anticoagulante ci sarà sempre”. Trattandosi di persone che hanno subito un intervento di sostituzione valvolare, la scelta del tipo di farmaco è obbligata: dovranno prendere gli AVK. I NAO, che permetterebbero forse una migliore gestione del paziente, sono infatti controindicati in pazienti con protesi valvolari meccaniche.
“Tra i problemi principali ci sono i trasporti – racconta Erba – Come dicevo circa il 45% dei pazienti abita fuori dall’area metropolitana di Khartoum e non può recarsi periodicamente nel Centro. Ma la difficoltà di spostamento riguarda anche gli altri: spesso chi ha appuntamento non si presenta perché per qualche motivo non riesce a raggiungerci. Succede a circa un centinaio di persone al giorno, sulle 400 programmate. Con tutte le conseguenze che questo ha sulle terapie”.
L’apparecchio più utilizzato è il telefono, anche se non sempre i pazienti dispongono di cellulare e quindi diventano difficilmente raggiungibili anche con questo mezzo. “In questo modo si creano dei problemi di corretta comprensione della posologia e di trasmissione stessa dei risultati. Sarebbe fondamentale utilizzare la tecnologia per migliorare il servizio – osserva Erba – Alcune aree per esempio sono coperte da linea internet, che si potrebbe sfruttare per la trasmissione dei dati”. Il Centro di Khartoum, che si trova accanto al Salam, è anche un punto di distribuzione dei farmaci. L’unico che li fornisca gratuitamente. “Almeno una volta l’anno tutti i pazienti devono venire qui per la visita di controllo post intervento. In quell’occasione ricevono anche le scatole di farmaci”, continua l’ematologa italiana.
In una situazione del genere diventa complicatissimo capire l’aderenza terapeutica: “Questa collaborazione tra Emergency e FCSA nasce proprio per raccogliere dati e capire come migliorare la gestione di questo tipo di pazienti, che dovrebbero essere seguiti costantemente e che spesso se va bene sono controllati una volta all’anno”, conclude Erba. Oltre all’informatizzazione e alla formazione del personale, FCSA contribuirà infatti anche al controllo qualità.
Photo Courtesy: EMERGENCY Ong Onlus