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Una risposta utile in un recente studio italiano che ha esaminato retrospettivamente quale procedura di controlli periodici veniva seguita per le persone in DOAC in quattro centri del nostro Paese.

Quando deve essere controllato un paziente in terapia con i DOAC, gli anticoagulanti orali diretti?

A questa domanda non esiste una risposta univoca e spesso in Italia questo avviene una volta all’anno, in concomitanza con il rinnovo del piano terapeutico. Un recente studio ha dimostrato che questo non è il timing migliore e che occorre tenere in considerazione anche altri parametri.

I DOAC, entrati nel comune uso clinico negli anni recenti, hanno offerto sicuri vantaggi rispetto agli antivitamina K (AVK) usati da oltre 50 anni. Oltre alle caratteristiche di efficacia e sicurezza, i DOAC hanno l’indubbio vantaggio (con favorevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti trattati) di non richiedere i frequenti prelievi ematici periodici per eseguire il test INR, necessario invece nei pazienti trattati con AVK. Sulla base di queste loro proprietà e caratteristiche d’impiego l’uso dei DOAC è enormemente aumentato sostituendo progressivamente quello degli AVK.

Tutti i pazienti che seguono una terapia anticoagulante cronica devono comunque essere seguiti nel tempo con controlli periodici per riconoscere tempestivamente la comparsa di condizioni (altre patologie, situazioni emorragiche, necessità di qualche modifica delle terapie in corso, ecc.) che possono richiedere aggiustamenti della terapia in corso. Le linee-guida internazionali raccomandano questi controlli periodici, senza però raggiungere un’unanimità di raccomandazione circa la loro frequenza. In Italia la situazione è inoltre complicata in quanto la prescrizione dei DOAC e soggetta a un piano terapeutico che deve essere rinnovato annualmente, il che induce spesso a ritenere (erroneamente) che il controllo ai pazienti può essere effettuato solo al termine di ogni anno di terapia.

Un recente lavoro collaborativo italiano ha indagato questo problema, arrivando a conclusioni utili per tutti i centri che seguono pazienti anticoagulati con DOAC. Fantoni e collaboratori1, hanno esaminato retrospettivamente quale procedura di controlli periodici veniva seguita per i pazienti in DOAC in quattro centri italiani. Gli autori hanno distinto due tipi di modalità di controlli periodici:

a) un modello che prevedeva una o due visite all’anno, e
b) uno che prevedeva tre o più visite.

Negli oltre 500 pazienti valutati per oltre 2 anni nei 4 centri partecipanti, circa la metà era seguita o con la modalità a) o quella b); tuttavia in quest’ultimo erano più frequenti pazienti con anemia o insufficienza renale. Eventi emorragici sono stati più frequenti nei pazienti seguiti nella modalità b) come pure eventi trombotici.

La conclusione dello studio è che la modalità dei controlli periodici deve essere configurata sulla base dei rischi, emorragici e trombotici, dei pazienti: più alterate sono le condizioni cliniche dei pazienti più ravvicinati devono essere i controlli periodici; mentre un management meno intenso si è dimostrato efficace e sicuro nei pazienti a basso rischio di complicanze.


Bibliografia

1. Fantoni C, Bertu L, Galliazzo S, et al. Follow-up management of patients receiving direct oral anticoagulants. Intern Emerg Med 2021; 16: 571-80.