Un nostro lettore utilizza il coagulometro portatile in autonomia, comparando di tanto in tanto i risultati con un prelievo venoso. Tra i vantaggi, il non doversi assentare periodicamente dal lavoro. Tra i contro, invece, il costo, che al momento è a totale carico di chi acquista.

Quasi 4 anni fa un nostro lettore ci aveva raccontato la sua storia di paziente: dopo un’intervento di sostituzione della valvola aortica, era in terapia anticoagulante con AVK.

Questo presupponeva di recarsi periodicamente in ospedale per la misurazione dell’INR.

Stefano Zummo, questo il nome del lettore, all’epoca lamentava il fatto di doversi recare a Careggi per ottenere una misurazione con il coagulometro portatile (Poc). A Livorno, dove risiede, doveva infatti sottoporsi a prelievo venoso, poiché la struttura non aveva in dotazione un Poc.

A distanza di qualche anno, abbiamo risentito Zummo per avere un aggiornamento: nel frattempo ha deciso di acquistare il coagulometro, in modo da semplificare la gestione dell’anticoagulazione. “Purtroppo né lo strumento né le strisce sono rimborsate dal Servizio sanitario nazionale – ricorda – ma la comodità di non dovermi continuamente recare in ospedale ha avuto la meglio”.

Così, ogni 15-20 giorni Zummo si misura l’INR da casa propria. Poi, ogni 2-3 mesi, gli esiti sono comparati con un prelievo venoso: “È importante per verificare che lo strumento funzioni correttamente“, commenta.

Questa modalità permette a Zummo di non assentarsi dal lavoro troppo spesso e allo stesso tempo di mantenersi monitorato.

In Italia questo tipo di automonitoraggio non è vietato, ma gli esperti sottolineano come sia importante il contatto con lo specialista: da una parte il paziente deve essere addestrato al corretto utilizzo dello strumento, dall’altro è importante contattare il Centro per ogni evenienza o anomalia. “Il self management funziona bene quando le cose vanno per il meglio, ma un “ancoraggio” stabile ad un Centro con invio periodico dei risultati è decisamente più sicuro anche, e soprattutto, in caso di complicanze, aggiustamento della terapia e sospensione della stessa qualora il paziente dovesse sottoporsi a interventi chirurgici o avesse episodi di sanguinamento”, commentano Francesco Marongiu e Doris Barcellona, rispettivamente Professore Ordinario di Medicina Interna presso il Policlinico Universitario di Monserrato dell’Università di Cagliari e ricercatrice in Medicina Interna, sempre all’Università di Cagliari.

Per quanto riguarda i costi, il nostro lettore ha stimato in circa 500 euro l’acquisto del coagulometro, cui si devono aggiungere 150 euro all’anno per le strisce.

E grazie all’articolo di Anticoagulazione.it, Zummo è stato contattato anche da un altro lettore: “Si era già informato sul portale e voleva avere alcune informazioni pratiche sul pre e post operatorio e sulla gestione della terapia. Avrebbe dovuto sottoporsi al mio stesso intervento”.