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In Italia sono oltre due milioni i pazienti in trattamento anticoagulante. La corretta gestione di queste terapie, che consentono di prevenire trombosi potenzialmente fatali ma sono gravate da un alto rischio di problemi emorragici, è un tema di centrale interesse per la sanità pubblica affrontato durante la seconda giornata del Congresso nell’ambito del dibattito “Riflessioni in difesa di un Sistema Sanitario Nazionale. Essenzialità e universalismo: ovvero la bellezza della gratuità delle cure”. Il dibattito è stato animato da Nicola Magrini, Direttore Generale di AIFA nei difficili anni della pandemia, farmacologo, consulente di OMS per la definizione dei farmaci essenziali, e da Massimo Cirri, storico conduttore radiofonico di RAI2 e autore del libro: “Quello che serve”, una importante riflessione sul SSN come “macchina di democrazia”.

I servizi migliori, i più costosi e i più complessi, dai trapianti alle terapie geniche, alle terapie con i nuovi farmaci anticoagulanti orali, sono erogati dal Sistema Sanitario Nazionale, è il sistema pubblico che si fa carico dei pazienti più gravi e complessi”. – ha ricordato Magrini- “Quando è nato si pensava che il SSN avrebbe mandato in bancarotta il paese, invece questo sistema aperto a tutti, uguale per tutti, è il più efficiente, il più virtuoso dal punto di vista della spesa, costa molto meno dei sistemi misti o privati” – ha concluso.

Nell’ambito di questo sistema si sono sviluppate quelle eccellenze che fino ad oggi hanno caratterizzato la realtà sanitaria italiana in molti settori, come quello delle patologie che necessitano di trattamenti antitrombotici. La qualità delle terapie anticoagulanti erogata dai Centri italiani, una delle migliori a livello internazionale, è stata garantita anche dall’azione coordinata di FCSA, “un’organizzazione “nata dal basso” – ha spiegato la Presidente Daniela Poli- creata oltre 30 anni fa quando “improvvisamente c’è un alto numero di pazienti che ha bisogno di essere aiutato a gestire una terapia molto importante (il warfarin n n.d.r.) ma non ci sono strutture pensate dalle Istituzioni per questo. FCSA coglie questa esigenza sanitaria e comincia a dare una risposta in termini di organizzazione e servizi, come il far trovare al paziente uno sportello a cui rivolgersi, un laboratorio che dia risposte in tempi rapidi e un personale competente”.

Oggi F.C.S.A. annovera una rete di oltre 200 Centri in tutta Italia costituita da esperti che lavorano insieme dandosi regole, fornendo controlli di qualità, producendo documenti di consenso su come gestire le terapie, facendo ricerca su questioni cliniche complesse di interesse comune.

Tuttavia- ha precisato Daniela Poli- “ancora oggi abbiamo difficoltà a far comprendere alle amministrazioni il lavoro che è stato fatto; alcuni Centri sono stati chiusi ed altri molto depotenziati”. La scarsa attenzione al capitale umano, il pensare che le figure professionali, sia mediche che infermieristiche, fossero “intercambiabili”, ha portato al depauperamento di risorse preziose per affrontare terapie complesse.