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Sembra essere questo il messaggio “pop” che emerge da uno studio coreano presentato all’ESC di Parigi: a godere dei maggiori benefici derivanti dall’attività fisica sarebbero le persone con problemi cardiovascolari, per le quali muoversi ridurrebbe il rischio di morte di una percentuale superiore a quella registrata nelle persone sane.

Quante volte avete rinunciato a una camminata a passo sostenuto o a due bracciate al mare perché avete problemi cardiovascolari e avevate paura di peggiorare il rischio con l’affaticamento? Ebbene, da oggi dovrete cambiare musica: uno studio presentato al Congresso Europeo di Cardiologia di Parigi (ESC) ha dimostrato che il movimento fa bene a tutti, ma di più a chi ha qualche problema cardiovascolare.
Il gruppo di ricerca, guidato dal coreano Sang-Woo Jeong, cardiologo della Seoul National University, ha esaminato i dati di oltre 400.000 persone sottoposte a screening tra il 2009 e il 2015 che avevano compilato il questionario sull’esercizio fisico. Di questi, poco più di 130.000 avevano problemi cardiovascolari. Il periodo di follow up è stato di circa sei anni e ha confermato che muoversi riduce il rischio di morte.

Dal sondaggio è emerso che la metà delle persone che hanno preso parte al lavoro non raggiungeva i livelli di attività fisica consigliati (almeno 150 minuti a settimana di attività di intensità moderata o 75 ad alta intensità) e un quarto risultava completamente sedentario. In generale, i benefici dell’esercizio fisico (che abbassa la pressione e i livelli di zucchero e colesterolo nel sangue) erano maggiori in chi soffriva di patologie cardiovascolari.

Mentre esistono già diversi studi che dimostrano come l’attività fisica riduca il rischio in persone sane di morte per eventi cardiovascolari, era meno chiaro come impattasse sulla vita delle persone già malate. Il lavoro coreano dimostra come nelle persone con patologie cardiovascolari per ogni 500 MET-min/settimana il rischio di morte è stato ridotto del 14%, contro il 7% delle persone sane.