L’emorragia cerebrale rimane la complicanza più temuta della terapia anticoagulante a causa degli elevati tassi di mortalità e morbilità ad essa associati. I pazienti che sopravvivono ad un evento emorragico cerebrale associato alla terapia anticoagulante richiedono un’attenta e difficile valutazione in merito al rischio di trombosi determinato dalla sospensione della terapia stessa e al rischio di recidiva emorragica, soprattutto nel caso si decida di ripristinare la terapia anticoagulante. Non esistono, com’è prevedibile, studi clinici randomizzati che abbiano provato a rispondere a questo difficile quesito clinico e le evidenze sono pertanto originate da pochi studi osservazionali che hanno descritto gli eventi clinici occorsi a questi pazienti durante il follow up.
Un ulteriore contributo in questo senso è stato recentemente pubblicato da un gruppo nord-americano che ha valutato in modo retrospettivo la storia clinica di 160 pazienti sopravvissuti ad emorragia cerebrale associata alla terapia con warfarin. I pazienti erano seguiti presso un grande centro per la sorveglianza della terapia anticoagulante (Kaiser Permanente a Denver) e il periodo di osservazione successivo all’evento è stato di un anno. Di questi pazienti, solo il 33.8% ha ripreso la terapia con warfarin. Il tempo mediano di ripresa della terapia è stato di 14 giorni. Questi pazienti erano più giovani (70.1 anni vs 75.5 anni) e avevano più frequentemente una valvola meccanica, come atteso, rispetto ai pazienti che non hanno ripreso il trattamento. Contrariamente a quanto ci si poteva attendere, invece, i pazienti che non hanno ripreso avevano più spesso in anamnesi un evento cerebrovascolare ischemico rispetto ai pazienti che hanno ripreso la terapia (11.3% vs 5.6%).
Durante il periodo di osservazione, sono state più frequenti le recidive emorragiche cerebrali nei pazienti che non avevano ripreso la terapia (7.6% vs 3.7%), anche se la differenza non era statisticamente significativa. Il tempo mediano tra la prima e la seconda emorragia cerebrale è stato di 66 giorni per chi non aveva ripreso la terapia e 22 giorni per chi aveva ripreso. Al contrario, le emorragie in altre sedi erano non significativamente meno frequenti in chi non aveva ripreso rispetto a chi aveva ripreso (1.9% vs 7.4%). Anche gli eventi tromboembolici sono stati più frequenti in chi non ha ripreso la terapia anticoagulante (12.3% vs 3.7%), differenza anche questa, però, non significativa.
L’outcome composito che includeva recidiva di emorragia cerebrale, trombosi o mortalità da qualsiasi causa si è verificato significativamente più spesso nei pazienti che non avevano ripreso la terapia rispetto a chi l’aveva ripresa (36.8% vs 20.4%). Gli autori hanno concluso che la ripresa della terapia non ha determinato un incremento di recidive emorragiche cerebrali, ma ha contribuito a proteggere i pazienti da eventi trombotici.
Bibliografia
Witt et al. Risk of thromboembolism, recurrent hemorrhage, and death after warfarin therapy interruption for intracranial hemorrhage. Thromb Res 2015