Spesso a pazienti con fibrillazione atriale si prescrive anche l’acido acetilsalicilico per prevenire l’ictus. Ora un ampio studio conferma un maggiore rischio emorragico e un mancato vantaggio per le patologie arteriose che apparentemente la giustificherebbero.
A non pochi pazienti, spesso anziani con fibrillazione atriale (FA) che seguono una terapia anticoagulante, per evitare l’ictus vengono contemporaneamente prescritti farmaci a effetto antipiastrinico (più frequentemente acido acetilsalicilico) come terapia di altre affezioni di tipo arterioso quali la cardiopatia ischemica o altre patologie vascolari.
Questa combinazione terapeutica è stata spesso discussa come una causa di aumento del rischio emorragico. Il registro prospettico multinazionale GARFIELD AF ha recentemente pubblicato dati raccolti su oltre 24.000 soggetti in terapia anticoagulante per FA, il 12,5% dei quali faceva anche uso di un farmaco antipiastrinico. In un periodo di 12 mesi, i soggetti trattati con la terapia anticoagulante insieme a quella antipiastrinica presentavano un più alto rischio di ictus [hazard ratio 1,49 (95% IC 1,01-2,20)] e contemporaneamente un più alto rischio di emorragie [HR 1,41 (IC 1,17-1,70)]. Davvero sorprendente è stato il fatto che non si è riscontrato nemmeno una tendenza a un miglior risultato delle patologie arteriose in chi faceva questa doppia terapia rispetto a quelli in terapia con il solo anticoagulante.
Questi risultati confermano ancora una volta che aggiungere alla terapia anticoagulante anche quella antipiastrinica comporta un più alto rischio clinico e segnalano per la prima volta , che questa associazione non comporta neppure vantaggi per le patologie arteriose che apparentemente la giustificherebbero.
Bibliografia
Fox KAA, Velentgas P, Camm AJ, et al. Outcomes Associated With Oral Anticoagulants Plus Antiplatelets in Patients With Newly Diagnosed Atrial Fibrillation. JAMA Netw Open. 2020;3(2):e200107. doi:10.1001/jamanetworkopen.2020.0107