Secondo lo studio Caravaggio questo anticoagulante orale diretto non è inferiore alla terapia standard utilizzata finora, a base di eparina a basso peso molecolare (e punture sottocutanee).

Il 29 marzo 2020 è stato pubblicato nel prestigioso giornale scientifico New England Journal of Medicine il risultato del trial clinico internazionale “Caravaggio”, coordinato dal Prof. Giancarlo Agnelli dell’Università di Perugia.
Il tromboembolismo venoso rappresenta una complicanza frequente e seria in pazienti affetti da una patologia tumorale (cancro-associata trombosi, CAT). Finora la terapia raccomandata per la fase acuta e lungo termine di CAT si è basata sull’uso di eparina a basso peso molecolare (EBPM) per non meno di 3-6 mesi e talvolta anche più a lungo. La somministrazione con punture sottocutanee (una o due volte al dì) costituisce un pesante aggravio della qualità di vita di questi pazienti. Il trattamento con uno degli anticoagulanti orali diretti (NAO) di più recente disponibilità, apixaban, costituirebbe un notevole vantaggio per i pazienti, ma finora mancava uno studio che ne dimostrasse la validità clinica.

Nello studio Caravaggio oltre 1100 pazienti sono stati randomizzati a seguire il trattamento standard con l’EBPM dalteparina o assumere apixaban alle dosi standard (iniziale più alta per 1 settimana, poi 5 mg due volte al dì). Lo studio ha dimostrato che i risultati del trattamento con apixaban non erano inferiori sia per efficacia che per sicurezza a quelli ottenuti con EBPM.

Questo studio apre la strada per un efficace, sicuro e più vantaggioso trattamento di pazienti tumorali nei quali si verifichi una tromboembolia venosa.


Bibliografia
Agnelli G, Becattini C, Meyer G et al. Apixaban for the Treatment of Venous Thromboembolism Associated with Cancer. N Engl J Med 2020; 382:1599-1607 DOI: 10.1056/NEJMoa1915103