Uno studio italiano ha ribadito i minori sanguinamenti causati dagli anticoagulanti diretti, sottolineando in particolare come il rischio sia minore anche dopo un’emorragia.

Uno studio italiano di vita reale di Poli e collaboratori1 ha dimostrato non solo che i farmaci anticoagulanti orali diretti (DOAC) sono associati a un rischio minore di una prima emorragia intracranica rispetto agli anti-vitamina K, ma anche che dopo la ripresa del trattamento in seguito a un primo evento le recidive di emorragie sono decisamente inferiori nei pazienti trattati con DOAC rispetto a quelli trattati con anti vitamina K. Il lavoro è stato condotto analizzando dati ricavati dal registro osservazionale START e parte dall’assunto che la terapia anticoagulante (TA) è giustamente considerata “salvavita” nelle persone affette da fibrillazione atriale (FA), in quanto evita o riduce fortemente il rischio di ischemia cerebrale (ictus o TIA).

Il vantaggio della TA in genere aumenta nella popolazione più anziana in quanto il rischio di ictus aumenta con l’età. Anche nei pazienti con protesi valvolari cardiache meccaniche o con tromboembolismo venoso la TA è salvavita.

È evidente però che questa terapia, qualsiasi sia il tipo di farmaco impiegato, si associa ad un rischio emorragico. Particolarmente temute sono le emorragie intracraniche, che possono risultare estremamente gravi. In tutti gli studi disponibili, i farmaci anticoagulanti orali diretti (DOAC), di più recente introduzione, sono risultati associarsi a un’incidenza di emorragie intracraniche minore rispetto a quanto accade con l’uso degli anticoagulanti più tradizionali, gli anti-vitamina K. Questo rappresenta un importante vantaggio dei DOAC.

Dopo che un’emorragia intracranica avviene, o per un trauma cerebrale o spontaneamente, si pone il problema di se e quando riprendere la TA per paura di una recidiva dell’emorragia. Lo studio di Poli e collaboratori ha approfondito proprio questo aspetto, dimostrando l’efficacia e la sicurezza dell’uso dei DOAC, specie nei pazienti anziani, popolazione a più alto rischio di gravi emorragie (come quella intracranica) in corso di terapia anticoagulante.


Bibliografia

  1. Poli D, Antonucci E, Vignini E, et al. Anticoagulation resumption after intracranial hemorrhage in patients treated with VKA and DOACs. Eur J Intern Med 2020; 80: 73-7.