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Uno studio pilota ha misurato le concentrazioni di anticoagulante orale diretto in questa popolazione di pazienti al momento del ricovero rispetto a un gruppo di controllo, notando una ridotta azione anticoagulante nel gruppo di pazienti con complicanze.

Un recentissimo studio pilota osservazionale prospettico multicentrico1 ha valutato i livelli plasmatici degli anticoagulanti orali diretti (DOAC) in pazienti in terapia anticoagulante per fibrillazione atriale al momento del ricovero per ictus embolico a confronto con un gruppo di pazienti con medesime caratteristiche demografiche, cliniche e di trattamento che non abbiano riportato complicanze. Altri studi avevano evidenziato un aumento del rischio di complicanze trombotiche in pazienti affetti da fibrillazione atriale (FA) a elevato rischio cardiovascolare che mostravano bassi livelli plasmatici di farmaco anticoagulante.

Nel lavoro più recente, i prelievi di plasma nel gruppo di pazienti con complicanza sono stati effettuati al momento del ricovero ospedaliero in Stroke Unit mentre quelli nel gruppo di controllo sono stati effettuati prima dell’ultima somministrazione del farmaco e dopo due ore dall’assunzione.
43 pazienti con evento embolico cerebrale (10 in terapia con dabigatran, 13 con rivaroxaban e 20 in apixaban) sono stati confrontati con un gruppo di 57 patienti (21 in terapia con dabigatran, 27 con rivaroxaban e 22 con apixaban).
L’analisi ha evidenziato livelli di attività anticoagulante significativamente ridotta per dabigatran e apixaban nel confronto sia con i livelli di valle che con i livelli di picco. Per rivaroxaban le differenze risultavano significative nel confronto con i livelli di picco mentre, rispetto alla misurazioni dei livelli di valle del gruppo di controllo, si osservava una tendenza a livelli più bassi nel gruppo con complicanza anche se i risultati non hanno raggiunto la significatività statistica.

Gli autori si pongono la questione sulle possibili cause relative alla ridotta azione anticoagulante misurata nel gruppo di pazienti con complicanze.
Tra le possibili cause sono state considerate:

  1. La ridotta posologia dei DOAC che ha coinvolto circa la metà dei pazienti arruolati con complicanza trombotica (46.5%).
  2. Altri fattori quali la non aderenza o scarsa compliance al trattamento che, come recentemente è stato dimostrato per i DOAC interessa una gran parte di pazienti (circa 70%),
  3. Le interazioni farmacologiche, che normalmente possono modificare il livello di DOAC. Nel caso specifico, tuttavia, non sono state osservate differenze significative tra i pazienti con la complicanza rispetto al gruppo di controllo.
  4. Le variabili farmacogenomiche che interessano i polimorfismi dei i geni ABCB1, CES1 e dei citocromi P4503A potrebbero essere coinvolte nella biodisponibilità dei DOAC. Tali polimorfismi non sono stati valutati nei pazienti arruolati nello studio.

Gli autori concludono che i risultati supportano la necessità di ulteriori ricerche sui livelli plasmatici dei DOAC allo scopo di potere valutare il rischio di ictus embolico in pazienti con fibrillazione atriale trattati con DOAC a lungo termine.


Bibliografia

  1. Nosáľ V, Petrovičová A, Škorňová I, Bolek T, Dluhá J, Stančiaková L, Sivák Š, Babálová L, Hajaš G, Staško J, Kubisz P, Kurča E, Samoš M, Mokáň M. Plasma levels of direct oral anticoagulants in atrial fibrillation patients at the time of embolic stroke: a pilot prospective multicenter study. Eur J Clin Pharmacol. 2022 Apr;78(4):557-564. doi: 10.1007/s00228-022-03280-8. Epub 2022 Jan 22. PMID: 35066599.