Grazie a un trattamento anti-piastrinico, e in particolare all’infusione nei topi di anticorpi anti-GpIb, alcuni ricercatori hanno osservato trombi con meno fibrosi e un minor ispessimento delle pareti vascolari. Potrebbe trattarsi di una soluzione promettente per prevenire la sindrome post trombotica.
La sindrome post-trombotica (PTS) rappresenta una grave complicanza della trombosi venosa profonda quando questa colpisce gli arti inferiori, la cui prevenzione e terapia rappresenta un argomento ancora non completamente definito (si veda, a questo proposito, l’articolo del prof. Paolo Prandoni). La PTS colpisce più frequentemente le donne, le persone sovrappeso, anziane e con pre-esistenti problemi di insufficienza venosa1. È peraltro possibile che altri determinanti possano influenzare lo sviluppo di sindrome post-trombotica, quali l’uso preferenziale di anticoagulanti diretti o l’esercizio fisico 2,3
Una recente pubblicazione scientifica potrebbe peraltro aprire strade nuove nella prevenzione dello sviluppo della sindrome post-trombotica4,5. In questo studio, gli autori hanno utilizzato un modello murino di trombosi che prevedeva la legatura parziale della vena cava inferiore per studiare le varie tappe della maturazione del trombo e del rimodellamento della parete vascolare.
Contemporaneamente i ricercatori inducevano in alcuni topi uno stato di piastrinopenia mediante l’infusione di anticorpi anti-GpIb (una proteina espressa nella superficie piastrinica in grado di mediare l’interazione tra il fattore di von Willebrand e la matrice subendoteliale, ma anche un epitopo target nella piastrinopenia idiopatica autoimmune). I topi che erano sottoposti a questo intervento, e pertanto con un numero inferiore di piastrine e meno reattive, presentavano dei trombi con minore invasione da parte di cellule muscolari lisce e fibroblasti e minore ispessimento della parete vascolare. I trombi dei topi trattati inoltre avevano meno fibrosi di quelli non trattati; è possibile che la causa di tali variazioni della natura qualitativa del trombo sia mediata dal mancato rilascio di una serie di citochine presenti all’interno delle piastrine, quali TGF-β, bFGF, o PDGF.
Lo studio offre dunque una possibile strada per ridurre lo sviluppo di PTS con un trattamento farmacologico antipiastrinico precoce nei primi giorni dopo lo sviluppo di trombosi venosa agli arti inferiori. Peraltro, come questo possa essere attuato nell’essere umano e non nell’animale da esperimento resta un problema di non semplice soluzione, essendo l’uso di inibitori del complesso GpIb/VWF gravato da un rischio emorragico negli studi preclinici6.
Ciò nonostante, ci sembra che l’identificazione di un possibile target (sia pure ancora molecolarmente non ben definito) di terapia farmacologica possa essere una strada promettente per ridurre l’incidenza di PTS, specialmente nelle categorie precedentemente identificate come a maggior rischio.
Bibliografia
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