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I linfociti T ingegnerizzati (CAR-T) hanno rivoluzionato il campo dell’ematologia maligna. Man mano che l’esperienza matura, tuttavia, cresce anche il riconoscimento degli effetti collaterali legati a questo tipo di trattamenti (disturbi emorragici e una tendenza a un incremento di fenomeni tromboembolici).

IN BREVE… Le cosiddette CAR-T sono terapie a base di linfociti T ingegnerizzati. Si tratta di terapie personalizzate contro il cancro che agiscono direttamente sul sistema immunitario del paziente per renderlo in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali. I linfociti T vengono estratti da un campione di sangue del paziente, modificati geneticamente e coltivati in laboratorio per essere poi re-infusi nel paziente stesso e attivare la risposta del sistema immunitario contro la malattia.
Da quando sono state introdotte, nel 2012, hanno rivoluzionato il campo dell’ematologia maligna. A distanza di qualche anno, conosciamo meglio anche gli effetti collaterali legati a questo tipo di trattamenti, come disturbi emorragici e una tendenza a un incremento di fenomeni tromboembolici. Un recente studio condotto su 127 pazienti ha evidenziato la necessità di condurre studi in coorti più ampie per valutare i fattori di rischio per le coagulopatie sistemiche nella terapia con CAR-T, inclusa la loro associazione con la neurotossicità.

Le terapie a base di linfociti T ingegnerizzati (CAR-T) sono nuove terapie personalizzate contro il cancro che agiscono direttamente sul sistema immunitario del paziente per renderlo in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali (immunoterapie).

Si tratta di terapie geniche che agiscono mediante l’inserzione di materiale genetico all’interno dei linfociti T umani. Questi linfociti T vengono estratti da un campione di sangue del paziente, modificati geneticamente e coltivati in laboratorio (“ingegnerizzati”) per essere poi re-infusi nel paziente per attivare la risposta del sistema immunitario contro la malattia. Più in dettaglio, ai linfociti T del paziente viene aggiunto materiale genetico (DNA) mediante un virus inattivato (vettore virale), che permette di esprimere sulla superficie dei linfociti T una proteina, nota come Recettore dell’Antigene Chimerico (CAR). Grazie a questo recettore, i linfociti T modificati (CAR-T) sono in grado di riconoscere un antigene specifico presente sulla superficie delle cellule tumorali (CD19) e legarsi ad esse. Le cellule CAR-T vengono moltiplicate in laboratorio, congelate e successivamente inviate al centro che dovrà somministrare il trattamento.

La tecnologia CAR-T è stata inizialmente sviluppata dall’Università della Pennsylvania. Il primo trattamento è stato somministrato nel 2012 negli Stati Uniti a una bambina di 7 anni che non rispondeva alle terapie classiche. Si è finora rivelata efficace per alcuni tumori ematologici, anche se in tutto il mondo sono in corso sperimentazioni per altre indicazioni terapeutiche. La terapia con CAR-T ha rivoluzionato il campo dell’ematologia maligna: successi importanti si sono registrati nei linfomi, in alcune leucemie e nel mieloma multiplo.

Man mano che l’esperienza CAR-T matura, cresce anche il riconoscimento degli effetti collaterali legati a questo tipo di trattamenti. Tra questi, sono stati rilevati disturbi emorragici e una tendenza a un incremento di fenomeni tromboembolici. Tali anomalie della coagulazione, in particolare la coagulazione intravascolare diffusa (DIC), sono spesso attribuite alla sindrome da rilascio dicitochine sebbene il meccanismo e la vera relazione di tali risultati rimangano poco conosciuti.
L’esplorazione continua dell’incidenza e delle caratteristiche del sanguinamento e della trombosi dopo la terapia con CAR-T è quindi necessaria per chiarire tali meccanismi e per lo sviluppo di strategie di gestione ottimali.
In un recente studio retrospettivo, sono stati registrati gli episodi emorragici e le complicanze trombotiche associate in una coorte di 127 pazienti consecutivi con linfoma che sono stati trattati con la terapia CAR-T. Rispettivamente dodici (9,4%) e 8 (6,3%) pazienti hanno sviluppato sanguinamento e trombosi nei primi 3 mesi. Il sanguinamento si è verificato tra i giorni 8 e 30 (mediana: 17,5) e la trombosi tra i giorni 2 e 91 (mediana: 29). I siti di sanguinamento includevano apparato genito-urinario, tessuti molli, sito intracranico, gastrointestinale e polmonare ed erano associati a caratteristiche di coagulopatia da consumo. Studi futuri in coorti più ampie dovrebbero valutare i fattori di rischio per le coagulopatie sistemiche nella terapia con CAR-T, inclusa la loro associazione con la neurotossicità.

BIBLIOGRAFIA
Johnsrud A. aet al., Incidence and risk factors associated with bleeding and thrombosis following chimeric antigen receptor T-cell therapy. Blood Adv. 2021, 5(21):4465-4475.