Nuove evidenze dimostrano che la malattia provochi danno cerebrale. Per gli esperti è quindi tempo di abbracciare il termine sindrome ischemica cerebrovascolare acuta.

L’Attacco Ischemico Transitorio (TIA) è una definizione clinica potenzialmente utile anche se l’accordo sulla diagnosi per i singoli casi è tutt’altro che perfetto anche tra esperti. Da qualche anno è in corso una riflessione tra specialisti, alla luce delle ultime evidenze scientifiche. Recentemente un commento di alcuni colleghi americani ha cercato di fare il punto sulla questione.

Fino a non molto tempo fa con il termine TIA si indicavano episodi ischemici con sintomi temporanei e non associati a una lesione cerebrale. La disfunzione cerebrale temporanea e focale è di origine vascolare, ad esordio rapido (da nessun sintomo a sintomi massimi in meno di 5 minuti), e di solito con una durata variabile tra i 2 e i 15 minuti, ma che occasionalmente può durare anche un giorno.

Grazie ai progressi registrati dalle tecniche di imaging, in particolare con la risonanza magnetica (MRI), si è visto che molti pazienti che manifestavano un TIA avevano anche evidenza di infarto alla prova della diagnostica per immagini cerebrale. Tutt’altro che un evento “benigno”, quindi.

Da qui la necessità di rivalutare la validità concettuale e l’utilità del termine TIA.

Nel 2009, l’American Heart Association/American Stroke Council ha pubblicato un documento scientifico per gli operatori sanitari intitolato “Definizione e valutazione dell’attacco ischemico transitorio”. Il documento ha stabilito una definizione finale basata sul tessuto cerebrale: il TIA è un episodio transitorio di disfunzione neurologica causato da ischemia focale cerebrale spinale o retinica, senza infarto acuto.

I progressi nella diagnostica per immagini hanno reso insostenibile il considerare che l’ischemia cerebrale sufficiente a causare sintomi non produca alcun danno cerebrale. Se l’MRI viene effettuata con strumenti a più alti Tesla, vengono visualizzati più infarti, anche tra pazienti con sintomi e segni clinici transitori. Attualmente sono disponibili nuovi metodi altamente sensibili per identificare l’infarto cerebrale (7 Tesla e persino 11 Tesla). Inoltre, gli studi istopatologici hanno dimostrato che anche quando non si verifica l’infarto tissutale si ha una perdita di neuroni.

È quindi tempo di abbracciare il termine sindrome ischemica cerebrovascolare acuta precedentemente suggerita e ritirare il termine il TIA.


Bibliografia

  • Easton JD, Johnston SC. Time to Retire the Concept of Transient Ischemic Attack. JAMA. 2022;327(9):813–814. doi:10.1001/jama.2022.0300
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