La fibrillazione atriale è il più frequente disturbo del ritmo cardiaco. Si stima che ne soffrano oltre 6 milioni di persone in Europa e che il numero di nuovi casi nel mondo raggiunga i 5 milioni all’anno e che negli Stati Uniti d’America il numero dei soggetti con fibrillazione atriale raddoppierà nel 2050.
L’invecchiamento della popolazione è una delle ragioni della continua crescita del numero dei soggetti con fibrillazione atriale, infatti questa colpisce meno dell’1% delle persone tra i 40 e i 50 anni, mentre è presente in oltre il 10% dei soggetti al di sopra degli 80 anni. La fibrillazione atriale è più frequente tra gli uomini che tra le donne, tuttavia dal momento che nelle età avanzate il numero delle donne è superiore a quello degli uomini, complessivamente i casi di fibrillazione atriale sono quasi uguali tra i due sessi.
La presenza di fibrillazione atriale determina battiti cardiaci irregolari, solitamente di facile rilievo all’ascoltazione del cuore o al semplice controllo del polso. Deve essere cercata ogni volta che un paziente riferisce sensazione di palpitazione o affanno per sforzi prima ben tollerati. La diagnosi è facile e richiede solo un elettrocardiogramma di routine, dove vengono rilevati i segni caratteristici dell’aritmia dati dall’assenza dell’onda elettrica di contrazione dell’atrio. Spesso tuttavia è difficile rilevare la presenza dell’aritmia perché questa si presenta con episodi parossistici, che possono durare pochi minuti con rapido ripristino del regolare ritmo cardiaco, e che non sempre si riesce a registrare. Per questo motivo si possono utilizzare apparecchi per la registrazione prolungata dell’elettrocardiogramma detti Holter, che consentono registrazioni prolungate fino a 7 giorni. Purtroppo a volte il primo rilievo di una fibrillazione atriale asintomatica viene effettuato in caso di ricovero dovuto alla comparsa di una complicazione dell’aritmia quale un TIA – attacco ischemico transitorio – o un ictus cerebrale. E’ quindi necessario controllare periodicamente il polso per rilevare eventuali anomalie del ritmo e segnalarlo al più presto al proprio medico. La diagnosi dell’aritmia consente di valutare l’indicazione ad iniziare un trattamento specifico volto a ridurre il rischio di ictus cerebrale.