Quante volte vi siete chiesti se la porzione di verdura che avete mangiato a pranzo (magari quella verde a foglia larga) interferisca con la vostra terapia anticoagulante, oppure che cosa possiate fare per avere livelli di INR diversi.

È normale interrogarsi su come conciliare la propria vita con le patologie croniche che la accompagnano e con la conseguente terapia farmacologica. Eppure, invece di concentrarci sui singoli comportamenti, faremmo meglio a impegnarci nello sviluppare buone abitudini che ci consentano di avere uno stile di vita sano.

La soluzione alle nostre preoccupazioni, infatti, potrebbe essere più semplice di quanto sembri e, soprattutto, non ha a che fare con divieti o regole ferree. Per quanto riguarda l’alimentazione, per esempio, da anni è dimostrato che chi è in terapia anticoagulante con AVK non debba stravolgere la propria dieta.
In generale, la nostra salute, anche in presenza di condizioni croniche, dipende in gran parte dal tanto bistrattato stile di vita.

Un recente studio ha dimostrato che, per abbassare in modo significativo il rischio di malattia coronarica, anche in presenza di predisposizione genetica, “basterebbe” seguire sette linee guida (sviluppate dall’American Heart Association – AHA).
Le indicazioni riguardano l’alimentazione, che deve essere varia e bilanciata, l'attività fisica, la gestione della pressione sanguigna, il controllo del colesterolo, la riduzione dello zucchero nel sangue, la perdita di peso e lo stop al fumo. Nulla di nuovo, insomma. Eppure, è stato dimostrato che uno stile di vita corretto batte una predisposizione genetica, che non deve quindi diventare un alibi.

I ricercatori hanno infatti trovato che, indipendentemente dalla predisposizione genetica di una persona, questa può abbassare la propria probabilità di sviluppare la malattia coronarica aderendo alle sette linee guida. Come se non bastasse, a trarre il maggior vantaggio sarebbero le persone con il più alto rischio poligenico (si chiama così un punteggio che riassume le informazioni genetiche di un individuo).
Nel lavoro sono stati esaminati i dati di 8.372 partecipanti bianchi e di 2.314 partecipanti neri di età superiore a 45 anni e senza malattia coronarica.
Secondo gli esperti, il rischio di vita dei partecipanti bianchi con alto rischio poligenico di malattia coronarica era circa il 40%, mentre quello delle persone con basso rischio poligenico si fermava al 20%.
I primi, inoltre, potevano raggiungere un rischio di vita del 67% quando al rischio poligenico si sommava anche un basso punteggio nell’applicazione delle sette linee guida. La percentuale scendeva però al 24% migliorando lo stile di vita. Questo significa che i partecipanti bianchi con alto rischio poligenico e con un corretto stile di vita potevano vivere per oltre 20 anni in più senza malattia coronarica rispetto a quelli con un punteggio basso nello stile di vita.
Nei partecipanti neri, gli esperti hanno trovato differenze meno pronunciate per quanto riguarda la predisposizione genetica.

Gli autori del lavoro hanno concluso sottolineando che, a differenza di quello che spesso si ritiene, la genetica non condiziona la vita di un individuo: muoversi, mangiare bene e vivere senza alcol e fumo ha un impatto ben maggiore. Tutte cose che dipendono direttamente da noi.


Bibliografia

Hasbani NR, Ligthart S, Brown MR, et al. American Heart Association's Life's Simple 7: Lifestyle Recommendations, Polygenic Risk, and Lifetime Risk of Coronary Heart Disease [published online ahead of print, 2022 Jan 31]. Circulation. 2022;10.1161/CIRCULATIONAHA.121.053730. doi:10.1161/CIRCULATIONAHA.121.053730

Michela Perrone

Redazione anticoagulazione.it

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